Di Paolo Ferrero - Fonte: liberazione.it

Quella varata dal governo Berlusconi, sotto dettatura dalla Bce e dalla Germania, non è solo una manovra economica. E' una grande rivoluzione conservatrice che usa il potere dello stato per stravolgere i rapporti tra le classi sociali e uscire dal compromesso democratico che ha caratterizzato il secondo dopoguerra.
Nella manovra si privatizza tutto il possibile e si demolisce il welfare. Nessuno capirà più perché bisogna pagare le tasse ad uno stato che non ti da nulla in cambio o che ti obbliga a pagare una altra volta i servizi attraverso le tariffe.
Nella manovra si accoglie in pieno la richiesta della Fiat di demolire il contratto nazionale di lavoro aprendo la strada ad una pesantissima ulteriore riduzione salariale e frantumazione della classe.
Nella manovra si attaccano in modo pesante i lavoratori pubblici, si aumenta l'età per andare in pensione, soprattutto per le donne ma non solo.
Nella manovra si demolisce il sistema delle autonomie locali e delle regioni e si usa la polemica contro la casta per tagliare la democrazia nel paese.
Nella manovra si modificherà la Costituzione per rendere eterne le politiche neoliberiste che sono già state costituzionalizzate a livello europeo.
Parallelamente non si toccano i ricchi, quel decimo che possiede la metà della ricchezza italiana, non si tocca l'evasione fiscale e non si prende nessuna misura contro la speculazione finanziaria, nemmeno col divieto di vendita allo scoperto che altri paesi europei applicano normalmente.
Una manovra ingiusta, recessiva, che non colpisce la speculazione e che scardina la democrazia del paese.
Contro questa manovra occorre costruire il massimo di opposizione possibile.
Per essere efficaci non basterà però pronunciarsi contro i tagli. Infatti la manovra è stata costruita e giustificata in nome dell'emergenza e della necessità di battere la crisi e la speculazione. In assenza di una spiegazione generale diversa, è molto probabile che le singole persone siano contrarie alla manovra ma che poi pensino non ci sia null'altro da fare perché "i mercati hanno deciso così", "l'Europa ha deciso così", ecc. Vi è cioè una ideologia dominante - condivisa da quasi tutto l'arco politico e dai mezzi di comunicazione di massa - che deve essere messa in discussione pena l'inefficacia della nostra azione politica.
Il primo punto per essere efficaci contro la manovra è quindi spiegare che questa manovra non serve a nulla contro la speculazione e che per battere questa occorre rimettere regole ai mercati finanziari. Nei giorni scorsi abbiamo avanzato varie proposte che qui non riprendo.
Il secondo punto è di spiegare che la manovra è recessiva e quindi aggraverà la crisi, portandoci in una situazione di tipo Greco. La manovra aggrava la crisi e porta i conti pubblici allo sfascio in quanto riduce il Pil e tendenzialmente le entrate fiscali.
In terzo luogo occorre prospettare una alternativa a questa manovra. La nostra proposta di una tassa sui grandi patrimoni al di sopra del milione di euro può portare 20 miliardi di entrate, così come altri miliardi possono arrivare dalla nostra proposta di dimezzare le spese militari e gli stipendi delle caste. La nostra battaglia contro la manovra deve quindi essere fatta in nome di altre misure da proporre, comprensibili a livello di massa.
In quarto luogo occorre spiegare a cosa serve la manovra dal punto di vista delle classi dirigenti italiane. Questa manovra serve a tagliare ulteriormente il costo del lavoro e a trasformare i lavoratori in servi senza diritti. Nella crisi della globalizzazione neoliberista le nostre classi dirigenti ritengono che l'Italia deve essere più povera, deve ridurre drasticamente il livello di vita medio, salvaguardando i privilegi di quel dieci per cento che deve continuare a farsi i fatti propri. Deve diventare una specie di "enclave cinese" che produce in subfornitura per la Germania, così come pensa la Lega Nord da tempo.
Dobbiamo quindi costruire l'opposizione a questa manovra nella consapevolezza che si tratta di una manovra costituente e che per sconfiggerla occorre rompere la cappa ideologica che la giustifica. Occorre cominciare da subito e nel giornale di oggi troverete un primo manifesto da utilizzare "artigianalmente". Occorre cominciare dai territori, organizzando assemblee di spiegazione, volantinaggi, informazione. Occorre avere chiaro che non basta gridare allo scandalo ma occorre spiegare bene e prospettare l'alternativa. Per questo la costruzione di una campagna sulla patrimoniale che indichi una possibile soluzione diversa è un punto centrale della nostra azione nelle prossime settimane. Ovviamente chiediamo lo sciopero generale, appoggeremo ogni iniziativa di mobilitazione a partire da quelle già decise dal sindacato di base e operiamo per costruire mobilitazioni politiche nazionali. Questa volta però occorre lavorare prima nei territori, con la gente, per spiegare che l'alternativa esiste e fornire un punto di vista chiaro sulla crisi e su come uscirne.

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