PERUGIA - Nel panorama attuale della politica, appare come quest’ultima non sia mai stata così lontana dalla società, ma società è un concetto largo che comprende attori sociali, culturali, economici, perciò sviluppando il concetto si può dire che la politica è attualmente lontana anche da questi. Prendiamo gli attori economici, identifichiamoli con gli imprenditori e le imprese della nostra regione e cerchiamo di farne un quadro alla luce delle attuali difficoltà indotte dalla crisi globale che ovviamente non ha lo stesso impatto nelle varie realtà regionali del Paese. Che clima c’è fra gli imprenditori umbri? Quali sono gli umori prevalenti che testimoniano della distanza fra le esigenze delle imprese inserite in un contesto di sviluppo e la politica? Diremmo certamente una ovvietà sottolineando le gravi preoccupazioni che attraversano in questo momento il mondo dell’impresa, questo di fatto è un dato nazionale ma che nella dimensione regionale assume una sua particolarità, che risiederebbe soprattutto nella considerazione che il sistema distributivo delle risorse pubbliche che fin qui ha prevalso nella nostra regione non funziona più o almeno non può più funzionare come prima.

Si dirà che ci sono meno soldi, considerazione che per l’Umbria nasconde più di un significato particolare. Perché in Umbria si è andati avanti per troppo tempo con politiche di spesa pubblica che nel sostegno alle imprese non hanno mai fatto quelle scelte determinanti che in altre regioni hanno consentito la nascita di distretti, filiere, reti. Si è andati avanti in ordine sparso, valorizzando soprattutto un antico detto che nella nostra regione è quasi un credo “ ognuno per sé e Dio per tutti”, un credo praticato ampiamente da imprenditori che hanno guardato prima di tutto solo alla loro realtà e neanche un centimetro più in là, ma che è stato assecondato dalla politica , realizzando così una comunità economica squilibrata con “tavole rotonde” alle quali sedevano “cavalieri” e “tavolate” alle quali sedevano tutti gli altri. In questo modo le “attenzioni” della politica non sono andate a tutti nello stesso modo e in qualche caso sono andate in modo eccessivo anche a destinatari che forse meritavano sicuramente meno cure. Ma è andata così, e adesso di fronte alla tempesta della crisi globale, ai disastri di Stato, il mondo dell’impresa presenta il conto. I titoli dei giornali che riassumono il clima di questi giorni sono emblematici “schiaffo al governo”, “ gli imprenditori attaccano”, “ le regole degli imprenditori”, e via di questo passo, ma ciò che più sorprende è che fra le richieste ce ne sono alcune che collimano con le richieste dei lavoratori quasi a cercare un possibile interesse condiviso, per la costruzione di un fronte comune destinato a condizionare la politica.

Ciò sta accadendo a livello nazionale, a livello locale si guarda invece ancora ai “tavoli”, ma con occhio diverso, certamente più disincantato, insomma il panorama non è dei migliori . Più che altro si aspetta, si aspetta che le riforme promesse siano realizzate e possano in questi tempi difficili consentire perlomeno di realizzare quelle razionalizzazioni della spesa pubblica e dei suoi meccanismi alla ricerca di nuove possibilità di sviluppo, ma come diceva Keynes : “bisogna agire nei tempi brevi, perché nei tempi lunghi potremmo alla fine essere tutti morti….”.

Gian Filippo Della Croce

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