di Sandro Roazzi

Questa volta lʼaumento dell’occupazione e il calo della disoccupazione sono simmetrici: +0,2% e -0,2%. Tutto bene allora? Non proprio. Lʼaumento dell’occupazione nel primo trimestre del 2017 intanto registra un +78 mila unità nel lavoro dipendente, ma un -26mila unità in quello indipendente dove si mischiano la chiusura di piccole imprese, una quota di precarietà, lʼarrancare della domanda interna. Per giunta la crescita del lavoro dipendente si deve per due terzi allʼoccupazione a termine, con lʼaggravante che la fine degli incentivi sta riducendo a vista dʼocchio il passaggio di lavoratori da contratti a termine a forme più stabili di impiego.
Ma il dato che dovrebbe far riflettere di più è che continuano a diminuire le ore lavorate, a conferma che più che accrescere i posti di lavoro in Italia ci si divide soprattutto il lavoro che cʼè. Per finire, si può segnalare positivamente un incremento del lavoro nella classe di età più giovane, mentre segna sempre il passo quella...di mezzo e continua a infrangersi  contro il muro previdenziale della Fornero la fascia degli ultracinquantenni.
E resta la spaccatura del Paese fra un nord che aumenta gli occupati dellʼ1,2% ed un sud che si attesta a meno della metà, con uno 0,5%.

Anche la diminuzione della disoccupazione ha...le sue spine. Cala dello 0,2, attestandosi allʼ11,6%. Ma se si disaggrega il dato si nota come i più giovani (15-34 anni) sono al 22,7%. In diminuzione anche gli inattivi, ma che vanno ad ingrossare le file dei disoccupati nella speranza di trovare qualcosa da fare. Fra quelli che restano fuori dai confini del mercato del lavoro molti, troppi, restano poi gli scoraggiati.

Segnali interessanti dunque ci sono, ma le lingue dʼombra che si insinuano nel mercato del lavoro sono ancora parecchio lunghe. Ed ogni maggiore incertezza politica ed economica rischia di rimettere in discussione uno scenario che al momento non appare affatto ben assestato. E questi sono dati che dovrebbero scuotere la politica, che apparentemente rimane però in tuttʼaltre faccende affaccendata, dedicando solo qualche battuta retorica per lo più ad un tema che invece dovrebbe essere centrale.

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