Vanni Capoccia: la Piazza IV Novembre di Perugia
PIAZZA IV NOVEMBRE NON È IL “SALOTTO BUONO”
Il parcheggio selvaggio e autorizzato di giorni fa in Piazza IV Novembre a Perugia ha provocato proteste (tante) difese d’ufficio (poche) e qualche distinguo tra i quali mi ha colpito quello di una persona secondo la quale se “nel salotto buono di Perugia”, intendendo con esso la Piazza principale della città, si radunano auto di qualità come quelle d’epoca si può fare. il problema è proprio quello di pensare che la Piazza di Perugia sia il suo “salotto buono”. Il salotto nelle abitazioni era la stanza dove non si andava mai, dove si tenevano i servizi buoni, i liquori, sempre in penombra salvo aprirla agli ospiti. E siccome Piazza IV Novembre e il Corso - non dimentichiamo che dovrebbero essere un’isola pedonale - sono il salotto buono della città l’apro a chi pensando d’aver un buon motivo per farlo lo chieda.
Ma Piazza IV Novembre non è un salotto. È la piazza dov'è passata e passa la storia di una città da quando degli esseri umani hanno deciso che quello era il posto giusto per loro. Da allora lì si sono incontrati, scontrati, hanno discusso, litigato, si sono innamorati, preso decisioni fondamentali, fatto mercato, portato le auto, tolto le auto, seduti sulle scalette del Duomo, passati o andati; perché poi le piazze a questo servono: a svuotarsi e riempirsi secondo gli umori e i bisogni delle persone. È un bene prezioso parte di un sistema di piazze pubbliche che da Piazza Piccinino, passa in Piazza Danti, arriva nella Piazza IV Novembre, seguita nella Piazza pubblica e coperta della Sala dei Notari continuando per il Corso fino a Piazza della Repubblica.
Un bene storico, sociale e artistico dove si affacciano il cuore religioso e politico cittadino, ci sono le Logge di San Severo e di Braccio, si trovano il Grifo e Leone e la Pietra della Giustizia (purtroppo le copie), la statua bronzea di Giulio III che pare solida mentre è di un metallo che si ammala. Dove c’è la Fontana di Piazza con il suo racconto del Buon Governo inciso in versi nelle pietra, scolpito nel marmo, fuso nel bronzo. È del 1278 e da allora sta lì. Sono poche le città italiane che non hanno sostituito con una copia un bene così bello, fragile e fondamentale per la loro comunità. Se vogliamo che ci rimanga, parli a noi e racconti di noi dobbiamo volerle bene e proteggerla non come si fa con il servizio della nonna nel salotto di casa ma come si protegge la cosa più importante che si ha.
Ma che salotto buono. Le città, con le loro piazze, sono il creato più importante degli uomini e delle donne; Piazza IV Novembre è figlia e custode dell’anima dei perugini e delle perugine, del fare di chi ci ha preceduto, di noi, di chi verrà dopo di noi.
Vanni Capoccia
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