ROMA - "L’Arabia Saudita è una monarchia assoluta di natura teocratica con a capo una dinastia sunnita wahhabita tra le più retrive del mondo. Qui il sistema penale commina la pena di morte senza processo e, addirittura, pene corporali. La situazione delle donne – in particolare – offende il senso comune di ogni sincero democratico: vengono infatti condannate per adulterio ed è addirittura loro proibito guidare l’automobile. Questo Stato ha sempre costituito un alleato fondamentale per gli USA ed i suoi alleati nello scenario politico mediorientale e del corno d’Africa. Proprio queste potenze non hanno avuto il ben che minimo problema a porre ai monarchi succeduti la questione dei diritti civili.

Negli ultimi giorni a fronte dell’aria di rivolta e di innovazione presente nel mondo arabo le donne arabe si sono autorganizzate, hanno firmato un petizione rivolta al Re ed hanno organizzato una mobilitazione per revocare la disposizione vergognosa che vieta la guida. All'origine della protesta l'arresto di una donna trentaduenne, finita in carcere per due settimane perché aveva osato postare un video su internet che la ritraeva mentre viaggiava in auto nelle parte orientale del Paese. Oltre tremila donne hanno firmato un petizione in suo favore rivolta al Re: Women2drive. Si tratta di un’opera meritoria che annovera ventiquattromila sostenitrici sulla sua pagina Facebook. La giustezza della mobilitazione deve essere accompagnata ad una dura critica alla classe dirigente italiana, pronta a concludere contratti commerciali e sodalizi di ogni sorta.
Il Governo italiano il 5 e 6 novembre scorsi in un incontro bilaterale a Rjad – al quale hanno partecipato Frattini, Romani e la Presidente di Confindustria signora Marcegaglia – ha dichiarato in pompa magna di voler raggiungere l’obbiettivo di 10 miliardi di € di interscambio commerciale. L’Italia fa con i sauditi affari di tutti i generi: dall’importazione del petrolio, all’esportazione di energie rinnovabili, dalla realizzazione di opere pubbliche in Arabia.

Marcegaglia è giunta a sostenere che il governo e le imprese saudite sono molti interessati a conoscere meglio il modello italiano del tessuto imprenditoriale delle piccole e medie imprese, e quindi di dar seguito alla creazione di joint-venture con imprese italiane per un trasferimento di esperienze e tecnologie che possa aiutare lo sviluppo di una classe imprenditoriale medio-piccola in Arabia Saudita.

Meglio non stanno facendo istituzioni pubbliche come le Università, come quella di Urbino che ha accolto con il suo Magnifico Rettore il Presidente della Camera di commercio di Jeddah e l’ambasciatore del Quatar lo scorso 14 ottobre. L’Università veneziana Ca’ Foscari ha permesso alla sua Scuola di relazioni internazionali di concludere una partenship con un centro studi saudita, il Gulf Research Center (Grc) di cui è fondatore e presidente il magnate Abdel Aziz Sager, un signore che intrattiene buone relazioni con esponenti della parte più retrograda di quell’establishment: amico personale del ministro degli interni di Riyadh, anche legato all’ex boss dell’intelligence del paese, gli stessi 007 che continuano a reprimere tutte le manifestazioni di dissenso.

La Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista impegna le proprie strutture a:
1. sostenere la campagna Women2drive denunciando in tutte le sedi il grave coacervo di interessi presenti nel t erritorio italiano di questo Stato teocratico;
2. organizzare una campagna di contro-informazione per le gravissime condizioni dei diritti civili e sociali in Arabia Saudita e nei regimi della regione."

L'ordine del giorno, approvato all'unanimità, è stato presentato da Gianluca Schiavon, Fabio Amato, Imma Barbarossa, Bruno Steri.

 

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