Al direttore del Corriere dell'Umbria 
Sergio Casagrande 
'In Umbria la sicurezza sul lavoro, il lavoro nero e il PIL sono da brividi' di Stefano Vinti 
Solo grazie ai mezzi di comunicazione locale alcuni dei dati strutturali molto importanti della nostra Umbria non restano confinati nelle segrete stanze della 'politica politicante' o negli uffici dei 'poteri forti'.
Sono stati pubblicati in questi giorni tre dati essenziali per ragionare sull'Umbria, del suo basso sviluppo economico e sociale, del nostro livello di civiltà e di come e quanto politica e istituzioni si prendono cura dei nostri lavoratori e dei nostri territori:  il dato sulla sicurezza sul lavoro, il livello del lavoro 'nero' e quello del PIL regionale.
Nel 2023 in Umbria hanno perso la vita 21 lavoratori, oltre i quattro  decessi nel tragitto casa-lavoro. Cinque in più rispetto ai 16 del 2022.
L'Umbria ha una incidenza, nel 2023, di 59,6 morti per un milione di occupati, seconda solo all'Abruzzo, quasi il doppio rispetto all'indice medio nazionale al 34,6.
Secondo l'Osservatorio Vega in Umbria si registrano mediamente 900 incidenti mensili, e nei primi cinque mesi del 2024, sono già 7 i morti sul lavoro.
L'Umbria, insieme a Valle d'Aosta, Trentino, Campania e Emilia Romagna, è classificata in "zona rossa", con una incidenza di infortuni mortali superiore del 25% rispetto alla media nazionale, solo da gennaio a maggio del 2024. Nello stesso periodo in Italia si contano 369 vittime 11 in più del 2023.
L'Italia è l'Umbria si trovano in una situazione critica per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, che è peggiorata con la perdita del potere di controllo sui processi produttivi da parte dei lavoratori, dove tutto è subordinato al profitto, ai ritmi intensi, alla riduzione degli investimenti  sulla qualità del lavoro e sulla protezione della sicurezza personale. Situazione aggravata dalla mancanza nel codice penale del reato di 'omicidio sul lavoro'.
L'altro dato rilevante ce lo fornisce la Cgia di Mestre, in Umbria esiste un esercito di ben 41.700 lavoratrici e lavoratori fantasma, senza contratto, senza diritti e con salari e stipendi poveri, per un volume di affari che rasenta il miliardo di euro, con un tasso di irregolarità del 11,4%, il dato peggiore di tutte le regioni del Centro-Nord e più alto della media italiana che è del 11,3%.
Una illegalità diffusa che penalizza il finanziamento dello 'stato sociale' e quindi i diritti di tutte e di tutti.
Il terzo dato importante è che secondo i dati di Svimez, in Umbria il PIL dal 2019 al 2023 è calato del 2,5%, mentre in Italia è aumentato del 3,5% e in Centro-Italia del 1,7%.
Secondo lo Svimez è prevista una variazione del PIL per il 2024 di un modesto +0,3%. Si tratta di una percentuale inferiore alla media delle regioni del Centro (+0,5%) e dell'Italia (+0,7).
Le previsioni dello Svimez coincidono con quelle della filiale di Perugia della Banca d'Italia che presentando l'aggiornamento congiunturale sull'economia regionale ha parlato di un quadro in cui prevalgono i 'toni grigi' e di un 'progressivo indebolimento' dell'attività economica umbra.
Quindi, aumentato infortuni e morti sul lavoro, aumentano i lavoratori in nero e sottopagati, cala il Pil o si stimano aumenti inferiori alle altre regioni del Centro e della media italiana, ma di tutto ciò la politica non si occupa e se ne occupa ancora di meno la giunta regionale, incapace di affrontare il declino economico e sociale della nostra Regione.
Questi numeri esprimono un giudizio insindacabile sul fallimento della giunta Tesei.
È ora di cambiare.

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