Terremoto 9 marzo: le opinioni
La Giunta regionale, nella seduta straordinaria di oggi, ha deliberato di dare mandato al Servizio Protezione civile ed emergenze, con il supporto del Servizio Rischio sismico della Regione, di redigere insieme a tecnici ministeriali l’apposita relazione da inviare al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile per la dichiarazione dello stato di emergenza, richiesta che sarà valutata dal Governo nazionale. Sin dalle ore successive al sisma, che ha avuto epicentro a Umbertide e ha concentrato i suoi effetti nelle frazioni a sud del medesimo comune e nelle frazioni a nord del comune di Perugia, gli uffici della Regione hanno iniziato a raccogliere i dati al fine di valutare il sussistere delle condizioni per l’ottenimento dell’emergenza nazionale. La Giunta regionale, inoltre, venerdì 10 ha deliberato d’urgenza un impegno economico per intervenire nell’immediato. La Protezione civile regionale e comunale, in contatto con il Dipartimento Nazionale e con il supporto di circa 280 volontari, è riuscita a garantire l’accoglienza di tutti gli sfollati provvedendo ad allestire circa 200 posti letto totali e preparando loro i pasti. Assistenza, logistica e psicologica, che è tuttora in atto. I sopralluoghi tecnici per la verifica della stabilità degli edifici, iniziati dalle prime ore del 10 marzo, hanno disegnato un evidente scenario di notevole criticità sociale ed abitativa nelle frazioni maggiormente colpite. Secondo una prima stima, alla fine dei controlli potrebbero risultare circa 500 persone con abitazioni non agibili, oltre alle attività commerciali presenti in loco.
IL VESCOVO IVAN MAFFEIS - C’è tanta preoccupazione ed ancora molta paura tra la gente messa a dura prova dalle scosse di terremoto verificatesi lo scorso 9 marzo nell’Alta Umbria. Le previsioni della Protezione Civile, una volta completati i sopralluoghi da parte dei suoi tecnici e Vigili del Fuoco, parlano di oltre 500 persone sfollate residenti a Pierantonio (Umbertide), Sant’Orfeto (Perugia) e zone limitrofe, le cui comunità parrocchiali insistono nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve. La prima domenica. Quella del 12 marzo è stata la prima domenica trascorsa da terremotati per alcune migliaia di persone, trascorsa, come raccontano parroci e collaboratori parrocchiali, «tra preoccupazione e speranza». Quest’ultima alimentata anche dalla presenza dell’arcivescovo Ivan Maffeis nei centri abitati segnati dal sisma. «Il nostro vescovo Ivan è venuto in mezzo a noi, a meno di 24 ore dalle scosse, facendoci sentire la vicinanza della Chiesa. Siamo Certi di rivederlo presto tra noi… Una vicinanza concreta, fin dalle prime ore, per l’opera dei volontari Caritas non limitata agli aiuti materiali, ma di ascolto a tanti di noi impauriti». È il commento di alcuni parrocchiali di Pierantonio e Sant’Orfeto, raccolto domenica scorsa, a margine della celebrazione della s. messa tenutasi nella chiesa della vicina località di La Bruna (l’unico edificio di culto della zona dichiarato agibile), dove si sono ritrovati in diversi a condividere l’Eucaristia e a pregare per lo scampato pericolo e per una rapida ricostruzione materiale e sociale.
PD GRUPPO REGIONE - “Servono verifiche celeri sulle abitazioni colpite dal sisma della scorsa settimana e tutte le accortezze necessarie per non sradicare le comunità dal proprio territorio e accompagnare le attività economiche in questo difficile momento”. Così il gruppo regionale del Partito democratico, “in seguito al terremoto di giovedì 9 marzo scorso”. “C’è molta preoccupazione tra i cittadini – spiegano i consiglieri dem – in una zona che non può essere lasciata sola. Occorre dunque accelerare le verifiche tecniche. Gli sfollati sono già oltre 100, le istanze di verifica presto arriveranno a 500 ed è per questo che non si può perdere altro tempo. Bene ha fatto la presidente Tesei a parlare di stato di emergenza, come d’altronde avevamo fatto noi fin da subito con il sopralluogo di sabato. Ora, oltre alle parole seguano i fatti e si riducano quanto possibile i tempi per le verifiche. L’altro appello – continuano i consiglieri – è quello a non lasciare sola Umbertide, il suo territorio e i cittadini. Non si può parlare di un evento di serie B e non possiamo permetterci di far spegnere i riflettori troppo presto sulla situazione, in una regione che ancora fa i conti con la ricostruzione della Valnerina”. “Ricordiamo anche – concludono i consiglieri Pd – che in tempi non sospetti avevamo richiesto la convocazione di un Consiglio regionale aperto, alla presenza del commissario governativo, per fare il punto della situazione. Convocazione che torna purtroppo d’attualità, con l’obiettivo di disegnare il futuro e gli sviluppi dei territori colpiti da questi fenomeni”.
MARCO LOCCHI UMBERTIDE - Non è facile trovare parole di conforto e di solidarietà verso tanti nostri concittadini che si trovano in una situazione di estrema difficoltà avendo perso in una manciata di secondi la casa e tutto quello che c’ era dentro: beni materiali ma anche ricordi. Come Associazione ci siamo confrontati a lungo su questo e abbiamo deciso che non potevamo non dire niente in questo terribile momento. Qui non c’entra la politica, non c’entrano le elezioni amministrative ..qui siamo di fronte ad un evento di proporzioni inimmaginabili che ha reso inagibili il 90% delle case di una parte del nostro territorio umbertidese e messo fuori casa oltre 500 persone. Per questo noi ci sentiamo dal profondo del cuore di esprimere tutta la nostra solidarietà a questi nostri concittadini, a questi nostri amici per questa catastrofe che ha trasformato la vita di tutte queste persone in un incubo. Oltre alla solidarietà vorremmo però anche dire che non li lasceremo soli e quindi faremo tutto il possibile per alleviare il disagio causato da questo evento. Ciascuno di noi si adopererà per aiutare qualche amico/conoscente del territorio colpito; organizzeremo momenti per raccogliere fondi, metteremo a disposizione le nostre competenze ed il nostro ruolo per accelerare il percorso successivo fatto di verifiche, certificazioni, finanziamenti, sistemazione degli sfollati e così via. Abbiamo tutti negli occhi le precedenti tragedie accadute in Italia e le lungaggini burocratiche che non hanno permesso per decenni il rientro delle famiglie nelle proprie abitazioni. Noi su questo percorso saremo a fianco dei nostri concittadini più sfortunati, portando avanti insieme le giuste istanze che si renderanno necessarie per restituire una vita “normale” a chi è stato così sfortunato; su questa linea ci preme da subito evidenziare tre questioni di primaria importanza rispetto alle quali vorremmo una risposta: 1) è stato deciso come, dove e quando verranno sistemati gli oltre 500 sfollati? 2) Perché si cercano già scuse per motivare l’impossibilità di risarcire i danni da terremoto? E’ vero c’è una legge Monti del 2012 ma le leggi sono fatte per poter essere cambiate e noi riteniamo che questo sia fattibile tenendo conto che al governo, in regione ed in comune governano gli stessi partiti. 3) Perché non è ancora stato richiesto ufficialmente lo stato di emergenza?
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