La strada per il Quirinale. La nota di Maurizio Ronconi
L’elezione del Presidente della Repubblica è il tempo in cui la politica ricorre a tutti i suoi riti. Incontri, assemblee, cene, conciliabili, confronti, dichiarazioni, accordi ed anche, non infrequentemente assicurazioni e tradimenti.
Si apre il tempo della scelta del garante della Costituzione per i prossimi 7 anni, l’autorevole personaggio a cui affidare la conduzione della barca della nostra democrazia. È evidente ai più la delicatezza e l’importanza della scelta che in un modo o nell’altro condizionerà la politica nei prossimi sette anni.
Questa volta, a differenza delle precedenti elezioni Presidenziali ,un favorito c’è : Mario Draghi. Non da trascurare però una giunzione astrale che di sicuro non renderà scontata l’ascesa al Colle di Draghi.
Il già Presidente della Bce, uomo autorevolissimo non solo da noi ma in tutta Europa, conosciuto ed apprezzato anche in Oriente e soprattutto oltre Atlantico, fu chiamato a Palazzo Chigi da Mattarella ma anche a furor di popolo, anzi di partiti, causa la drammatica crisi in cui gli stessi versavano, sarebbe da dire versano, sempre meno rappresentativi, litigiosi ed incapaci di garantire una maggioranza parlamentare di stampo schiettamente politico. Eppure nel mezzo della tempesta pandemica si doveva definire la vitale, per noi, apertura di credito da parte dell’Europa, progettare un piano di investimenti davvero straordinario e per ultimo, anzi per primo, sconfiggere il virus. Solo Draghi poteva mettere d’accordo una scolaresca indisciplinata e anche abbastanza ignorante come quella rappresentata dai partiti di oggi divisi tra liberisti, pochi, socialisti, sovranisti, populisti, vax e ahinoi perfino no vax
Ora nel bel mezzo del lavoro, iniziato e condotto bene, con un nuovo ruolo riconosciuto alla nostra Italietta da gran parte del mondo, con una economia in forte ripresa tanto che sta stupendo mezzo mondo, si dovrà scegliere il successore di Mattarella.
Il Presidente della Repubblica è certo uomo importante e simbolicamente fondamentale ma l’esecutivo è condotto dal Presidente del Consiglio, il governo del Paese, le trattative internazionali, comprese quelle vitali, per noi, con l’Europa, sono condotte dal Presidente del Consiglio e dall’esecutivo. Il Colle al massimo osserva, consiglia, suggerisce.
D’altra parte non è prassi della nostra democrazia il rifiuto alla elezione a Presidente delle Repubblica e se il rifiuto venisse dal Presidente del Consiglio (Draghi) ci troveremmo di fronte al fatto inedito di un Presidente del Consiglio che ricuserebbe quella carica da cui discende proprio l’incarico di Presidente del Consiglio. Nei fatti avverrebbe una” rivoluzione” costituzionale assolutamente sconsigliabile.
Se invece il Parlamento e con esso i partiti non prendessero in considerazione, o peggio bocciassero, la candidatura di Draghi al Quirinale decreterebbero, viste le condizioni verificatesi negli ultimi mesi, una irrimediabile retrocessione dello stesso Draghi e probabilmente un suo prematuro ritiro dalla politica con tutte le nefaste conseguenze immaginabili.
In conclusione, mi sbaglierò perché questa è materia assai incerta e di difficile interpretazione sottoposta com’è alle pulsioni della politica, dei partiti e perfino di ciascun grande elettore, ma la tradizionale impervia strada per il Colle, oggi è una autostrada. Per Mario Draghi, Presidente della Repubblica forte, autorevole, decisivo. In questo potrebbe avere ragione Giorgetti.
FacebookTwitterEmailCondividi
Recent comments
11 years 40 weeks ago
11 years 41 weeks ago
11 years 42 weeks ago
11 years 42 weeks ago