Storie di uomini e di sport: la mamma e il giornalista
Ieri mattina ero a Tuoro per seguire una gara di duathlon. Una bella esperienza una buona organizzazione: uniche due cose da segnalare la musica troppo a palla del DJ di turno, convinto di essere Jovanotti sulla spiaggia a fare un concerto. Comprendo che la musica metta allegria ma quando te la sperano sulla linea di arrivo a 170 decibel, dopo tre ore si gonfia una parte nascosta del corpo che duole e chiede misericordia.
Bravi gli organizzatori a gestire quasi trecento partenti e uno spettacolo che non immaginavo.
C'è una piccola curiosità: partono i ragazzini tra gli 8 e gli 11 anni, quelli che nel ciclismo chiamiamo i Giovanissimi. Sono dentro il percorso, oltre le transenne a in postazione dove non disturbo. Mi sento chiamare da dietro le spalle da una voce femminile: Signore, mi scusi, si potrebbe spostare che sto facendo le riprese. E' la mamma di un puffo che corre. Ha un cellulare i mano, ovviamente in verticale, perchè immagino che lei a casa abbia in televisore appiccato allo stesso modo. Difficile comprendere che in orizzontale le riprese vengono meglio e sono più gustose. Mi sposto, mi scuso per la stazza coprente e aggiungo, ah sta facendo le riprese per Tele Capodistria o per la TV Svizzera? No no per mio figlio che corre. Ma davvero? sì si è quello con la maglia bianca.
E lei come mai è qui?
Ah, per caso, mi sono svegliato presto, ho dormito in barca perchè stavo facendo il giro del lago in solitaria, ho sentito la musica e sono venuto a vedere.
E come mai fa le riprese?
Ah poi me le riguardo mentre faccio il giro del lago in solitaria e mi tengono compagnia...
Mamme... universo meraviglioso e unico.
Giornalisti, razza bastarda da sempre.
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