Cosa sta accadendo all'interno della CGIL dell'Umbria? Come si è arrivati a questa sorta di resa dei conti tra gli schieramenti della CGIL culminato con il pasticciaccio della mancata elezione del Segretario della SPI, quello dei pensionati, fertile terreno del sindacato, quello che esprime il maggior numero di tessere, quella cassaforte della CGIL, in termini di tessere, fa saltare il banco per ben due volte, di fronte ai vertici nazionali dello SPI: Il gioco era semplice, dopo che Rita Poggio (che veniva dallo SPI) era stata eletta Segretario Generale Regionale, a Vincenzo Sgalla, segretario uscente, era stato richiesto di ricoprire il ruolo vacante. Un puzzle perfetto, senza se e senza ma... sembrava, ma non a tutti, visto che per ben due volte alla votazione sono mancati i numeri per eleggere Sgalla. Sul tavolo delle autorità a osservare i fatti c'era il segretario Nazionale dello SPI Ivan Pedretti. Sgalla, candidato unico, non passa per due volte, no ha i voti necessari per essere eletto. Doveva essere una proforma il congresso, un candidato, nessuna opposizione, il mazzo dei fiori e gli abbracci pronti per la festa.
Nessuno parla e nessuno vuole parlare ma che oramai all'interno della CGIL ci siano due correnti che non hanno lo stesso pensiero in merito al futuro di questo sindacato è palese. Qualcuno crede che sia una vendetta nei confronti dell'ex segretario generale, le scelte per il suo successore, le ultime politiche sindacali con i ternani di Terni, vecchi rancori mai sopiti, ma sarà difficile capire i motivi per chi è chi è al di fuori dal sindacato. E' stata, semmai come pensano in molti, più l'occasione per una sorta di resa dei conti, di muro contro muro sul futuro, le scelte, i temi del domani della CGIL. Ma oggi conta ancora la sigla come sindacato o sono le categorie sindacali di categoria che hanno preso il sopravvento e ognuna recita un suo ruolo, ognuna ha una sua casa madre e una condotta sindacale? Intanto niente elezione per il segretario dello SPI, i numeri non bastano e si rimanda a nuova elezione congressuale. Si pensa a un commissario, per il momento, che poi sarebbe avviato a diventare il prossimo candidato unico per lo SPI, un vecchio sindacalista che non ha detto però nè sì  e nè no alla proposta. Farà sapere la scelta. C'è anche chi, nel sindacato, fa un'analisi cruda e senza remore della situazione: "gli errori da analizzare li dovremo rimandare a dopo la mobilitazione generale che ci porterà a Bologna, consapevoli che i temi da affrontare sono fondamentali per essere al fianco dei lavoratori. Ci sono i salari che diminuiscono rispetto all'Europa, ci sono i temi più stringenti e diretti, l'inflazione, il salario minimo, quei contratti mai rinnovati e che portano i lavoratori a uno stipendio da 5 euro l'ora. Temi che vanno oltre e che devono riunire il sindacato in questo momento difficile. E' richiamare all'unità sindacale per affrontare una battaglia contro l'attuale governo che non sarà facile e tanto meno breve". Su quanto accaduto nessuna parola, resta solamente una sorta di dogma che si fa avanti: il sindacato non è spartirsi poltrone e dirigenti, è una cosa più seria, di contenuti e rapporto con i lavoratori... e Bologna aspetta.

Condividi