UCRAINA: PIANO DI KIEV PER LA CRIMEA E GUERRA NUCLEARE
“Abbattere il ponte di Kerch, conquistare l’intera penisola ed espellere la Flotta russa del Mar Nero dalla sua base storica a Sebastopoli, quindi cacciare i russi arrivati negli ultimi 9 anni, sequestrare le loro proprietà per distribuirle agli ucraini che nel 2014 se ne andarono…”: così oggi il “Corriere” sintetizza asetticamente – senza alcun commento che ne chiarisca le implicazioni a un’opinione pubblica disattenta ai precedenti storici – “il piano di Kiev per riprendere la Crimea”.
La Crimea è appartenuta alla Russia dal 1784 al 1954, quando Kruscev la trasferì all’Ucraina quand’essa era parte dell’Unione sovietica. Si trattava, cioè, di una ‘donazione’ sostanzialmente amministrativa all’interno della medesima entità statale.
La Crimea, infatti, evoca in Russia profondissime memorie storiche epico-identitarie e politiche.
Dopo la fallita aggressione della Francia napoleonica fu in Crimea che nel biennio 1854-55 la Russia subì un’altra guerra di aggressione da Occidente (Inghilterra, Francia e Regno di Piemonte, alleati con l’Impero ottomano) che essa perse dopo un epico – appunto – assedio proprio della città di Sebastopoli, dove fin dal 1783 (cioè prima ancora di avere annesso la regione) i Russi avevano installato l’unica base navale del loro immenso Paese collocata in un mare caldo. STRATEGICAMENTE IRRINUNCIABILE, quindi.
Nel corso della seconda guerra mondiale, quando l’Urss stava subendo una nuova aggressione da occidente - Tedeschi, Italiani, Romeni… - sempre Sebastopoli subì un nuovo epico assedio (secondo soltanto ai 900 giorni di Leningrado) tra il 1941 e il 1942: 349 giorni, durante i quali tenne inchiodate le armate nazifasciste, consentendo la riorganizzazione dell’Armata rossa, preludio della vittoria di Stalingrado.
Perciò lo Stato russo – chiunque lo governi – non può subire la perdita di entità che lo cementano materialmente e simbolicamente come Sebastopoli e la Crimea senza ricorrere prima all’uso di tutte le armi di cui dispone: ne andrebbe della propria esistenza.
Soltanto folli sconsiderati possono dunque formulare e/o condividere e/o non denunciare il “piano di Kiev”.
E il progetto di pulizia etnica a danno dei Russi di Crimea per il dopo conquista non merita neppure un commento perché – prima – loro e noi tutti dovremmo fare i conti con ben altra ‘pulizia’: la ‘PULIZIA’ NUCLEARE.
 

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