SEMPRE DALLA STESSA PARTE Mario Bravi, segretario SPI-CGIL (di Mario Centini)
SEMPRE DALLA STESSA PARTE Mario Bravi, attuale segretario SPI-CGIL, ha voluto fare un bilancio “provvisorio” di 40 anni di attività sindacale (Sempre dalla stessa parte, Foligno, Il Formichiere, 2022, p. 123, euro 12,00). Per me, che l’ho conosciuto da giovane sulla piazza di Nocera Umbra, non è una sorpresa. E’ la conferma delle notizie frammentarie che mi giungevano e che ora sono inserite in un quadro organico. Bravi, classe 1955, si identifica con la CGIL, che, per sua stessa ammissione, “ha assunto una dimensione totalizzante” (p. 89) . Per questo ciò che ha scritto assume valore documentale. L’autore ha vissuto il sindacato da dentro e lo racconta con onestà intellettuale senza nascondere nulla. La parabola che emerge è quella di un sindacato strettamente legato, almeno originariamente, al partito (comunista). Legame a doppia faccia: da una parte assicura alla CGIL una forte tutela politica del mondo del lavoro, dall’altra limita l’azione del sindacato laddove gli interessi dei lavoratori contrastino con quelli dei Sindaci eletti dal partito. Emblematico è l’esempio di Spello, dove la vertenza sindacale a difesa degli impiegati comunali si scontra con la volontà del Partito che coincide con quella del Sindaco. Bravi descrive il lento distacco del sindacato dal partito, che si trasforma in “partito dei Sindaci” (che poi saranno eletti direttamente e quindi inamovibili): “si allentava sempre di più il rapporto con il partito, dove sempre più predominante era la funzione degli amministratori” (p. 34). Nel 1990 gli si si presentò l’occasione di candidarsi come capolista alle elezioni comunali di Foligno, ma dovette rinunciare per la “diffidenza” verso di lui in quanto sindacalista. Al PCI segue il PDS, poi DS, infine PD. Il legame con la CGIL si fa sempre meno stretto fino a divenire esile. In questo contesto matura la sconfitta di Bravi alle elezioni regionali del 2015 vinte dal “gruppo di potere” di Giampiero Bocci. “A Foligno” scrive Bravi “il PD ufficiale non mi ha mai invitato a nessuna riunione, sottolineando il fatto che, abitando a Nocera Umbra, non potevo rappresentare la terza città dell’Umbria” (p.57). Bravi è isolato, senza sostegno, deve pagare di tasca propria diecimila euro spesi per la campagna elettorale. Non può competere con chi è in grado di spendere duecentomila euro (p. 59). Le successive vicende di “Concorsopoli” rendono bene quale idea di amministrazione pubblica fosse ormai prevalsa. Ma prima ancora che problema giudiziario era un problema politico: il PD (e le istituzioni che ne seguivano) aveva ormai perso il contatto con il mondo del lavoro dipendente. Era rappresentato da “avvocati, commercialisti, medici, imprenditori” (p. 61). Se il collante con il partito è venuto meno, ancora forte è il radicamento sociale del sindacato, che dà voce a lavoratori spesso in condizioni di precarietà e sottopagati. Da profondo conoscitore dell’organizzazione Bravi offre la sua riflessione sul futuro e individua nella confederalità un valore da salvaguardare: “sono convinto che la CGIL del futuro abbia bisogno di un profondo rinnovamento che faccia avvicinare i programmi teorici alla pratica concreta e che si nutra di uno schietto confronto “politico” esterno e interno, evitando la segmentazione e la chiusura all’interno delle varie categorie” (p. 67). C’è materia per un altro libro.
Mario Centini
Recent comments
11 years 40 weeks ago
11 years 40 weeks ago
11 years 41 weeks ago
11 years 42 weeks ago