Delle oltre 1450 vittime umbre del Covid, il 90% erano persone con più di 65 anni e diverse centinaia erano iscritte e iscritti dello Spi Cgil. Non poteva che partire da qui l’assemblea delle leghe del sindacato pensionati della Cgil, che si è svolta a Perugia. Lo Spi Cgil conta nella nostra regione oltre 55mila tesserati, distribuiti tra le 13 leghe territoriali (9 in provincia di Perugia e 4 in quella di Terni), con una presenza capillare sul territorio, anche nei centri minori. “Abbiamo scelto di intitolare la nostra assemblea 'reSPIriamo futuro’ - spiega Paggio - perché la cesura rappresentata dalla pandemia, evento drammatico che non è ancora concluso, porta con sé un cambiamento inevitabile, che possiamo subire o tentare di guidare per respirare appunto un nuovo futuro”. 

Al centro del dibattito, al quale hanno preso parte tutte le 13 leghe umbre, il grande tema della sanità: “Abbiamo inviato insieme a Fnp Cisl e Uilp Uil una richiesta di incontro urgente alla presidente Tesei e all’assessore Coletto - ha annunciato nella sua relazione Maria Rita Paggio, segretaria generale dello Spi Cgil Umbria -  per affrontare in particolare il tema esplosivo delle liste d’attesa. Ad una settimana di distanza non abbiamo avuto alcuna risposta”. Paggio ha ricordato come i cittadini e le cittadine dell'Umbria oggi "per moltissime prestazioni, tra cui le analisi del sangue, debbano aspettare anche 20 giorni, quando fino allo scorso anno le stesse prestazioni venivano assicurate entro le 24 ore". Mentre per altre tipologie di prestazione "si è arrivati ad aspettare mesi, o addirittura oltre un anno, fino ad arrivare all’impossibilità di prenotarsi quando le liste sono chiuse”. Tutto questo secondo lo Spi Cgil "fa il gioco della sanità privata convenzionata e privata privata, cioè quella che si paga di tasca propria e che solo una piccola parte degli umbri, soprattutto anziani, può permettersi, se non rinunciando ad altro compreso una buona alimentazione e magari scaldarsi”.

A fronte di questa situazione e di un nuovo piano sanitario regionale, “sul quale si sa poco o nulla”, il sindacato pensionati è preoccupato per i contenuti della Nadef (la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza): "A quanto apprendiamo – ha detto il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti, che ha concluso l'iniziativa – la delega fiscale non prevede alcuna riduzione delle tasse ai pensionati, come invece chiediamo da tempo. I pensionati, infatti, sono quelli che pagano più tasse di tutti, anche più dei lavoratori dipendenti a parità di reddito. Uno squilibrio divenuto insostenibile che andrebbe sanato. Sulle pensioni poi – ha aggiunto Pedretti – grava un silenzio incomprensibile non solo sulla flessibilità in uscita, ma anche sul sostegno al reddito di milioni di persone che sono già in pensione, la maggior parte dei quali hanno redditi bassi o bassissimi”. “Nulla sappiamo infine – ha concluso il segretario generale dello Spi-Cgil – sulle reali intenzioni del governo in materia di non autosufficienza degli anziani. Di fronte a una pandemia che ha provocato oltre 130mila morti serve con urgenza una legge nazionale che riformi nel profondo il nostro sistema socio-sanitario”. 

 

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