di Alfio Nicotra – Il Governo, insieme a due spiccioli per le bollette e approfittando del vero e proprio dramma sociale dovuto al costo dell’energia (andato alle stelle per la guerra e per il ritardo negli investimenti per le fonti alternative) ci riprova ancora una volta e propone il RITORNO AL NUCLEARE. Dovremo fare un terzo referendum per fermarli. Ma intanto vi ripropongo il mio post del 2022, che ricostruisce la battaglia antinucleare in Italia. Buona lettura

Torna pesantissima a farsi sentire, strumentalizzando la speculazione sulle bollette del gas e dell’energia, la lobby nucleare. Nel libro “L’Agile Mangusta, Democrazia Proletaria e gli anni Ottanta” ( che potete acquistare in libreria oppure on line) dedico molto spazio alle origini del movimento antinucleare italiano sul finire degli anni ’70 fino al successo dei referendum nel novembre del 1987. Una storia fatta controcorrente, schierando dalla propria parte scienziati e uomini di cultura. Controcorrente perché larghissima parte dello schieramento politico italiano era pronucleare e Usa e Urss erano due società concepite per questo tipo di energia : concentrata, militarizzata, controllata da uno stretto gruppo di persone. Essere antinucleari significava in primo luogo avere in testa una idea alternativa di società da quella dominante ed avere a cuore il destino delle future generazioni alle quali era (ed è) consegnato il pacco avvelenato di scorie radioattive il cui tempo di dimezzamento era (ed è) calcolato in oltre 25mila anni. Una energia costosa, che rendeva tutt’altro che indipendente il nostro Paese (non abbiamo giacimenti di uranio) , pagata a caro prezzo (la paghiamo ancora in bolletta). Lobby del petrolio e quella più in generale dell’energia prodotta da fossili e lobby nucleare solo apparentemente confliggevano invece competevano e si sostenevano nel medesimo modello di società. Nella nuova sinistra e in Dp in particolare cresceranno negli anni Settanta figure del movimento ambientalista e antinucleare destinate a contribuire allo sviluppo delle energie alternative. Una figura su tutti quella del fisico antinucleare Gianni Mattioli che nel 1979 era membro della direzione di Dp e candidato al parlamento europeo nelle sue liste (era capolista nell’Italia centrale sul cui territorio erano in costruzione due centrali nucleari a Montalto di Castro e Borgo Sabotino nel Lazio e un reattore a propulsione atomica, il Pec del Brasimone, sull’appennino tosco-emiliano). Molto prima di Cernobyl , grazie alla rottura culturale con il pensiero dominante anche nella sinistra storica ( il Pci in particolare ma anche il Psi, tutti schierati a favore del nucleare civile) , si è radicato con competenza e coinvolgendo le popolazioni interessate ai siti di costruzione delle centrali atomiche , un pensiero critico e una sensibilità ambientale che furono fondamentali per la diffusione nelle nuove generazioni di una radicata e razionale avversione all’energia nucleare e a favore delle energie rinnovabili e pulite. Il primo gruppo parlamentare a presentare un organico piano energetico alternativo , ben prima della nascita dei Verdi e dell’incidente alla centrale nucleare sovietica, fu Democrazia Proletaria che nel 1983 era rientrata in Parlamento dopo esserne stata esclusa per 4 anni. Alla crescita della sensibilità antinucleare contribuì tantissimo il movimento per la pace che si sviluppò nei primi anni Ottanta contro il dispiegamento degli euromissili nucleari a Comiso (Sicilia). L’intima connessione tra nucleare civile e quello militare rimane uno dei fattori più inquietanti dell’impiego di questa forma di energia. Lo dimostra il fatto che, in violazione della trattato di non prolificazione nucleare, paesi come Pakistan, India o Israele (quest’ultima con il rapimento all’aeroporto di Fiumicino dello scienziato atomico Mordechai Vanunu) si sono dotati di bombe nucleari passando esattamente dal nucleare civile. Per stare all’attualità è contro la costruzione di centrali nucleari all’Iran che da 30 anni a questa parte si vuole impedire a quel Paese di dotarsi di armi atomiche.

L’incidente di Cernobyl evidenziò anche agli occhi dei più scettici , che l’impiego delle energia nucleare era una minaccia all’umanità non solo per le future generazioni ma anche per quelle attuali. I referendum antinucleari vennero portati avanti da uno schieramento unitario partiticamente in minoranza (Dp, radicali, Verdi, Fgci) ma largamente maggioritario nella società. Del milione di firme regolarmente autenticate (allora era più difficile di oggi raccoglierle, c’erano molto meno autenticatori e molti di loro non lo facevano gratuitamente) oltre la metà vennero raccolte dai militanti di Democrazia Proletaria in centinaia di banchetti in tutta Italia.

Pur di non celebrare i referendum antinucleari nella data fissata (Giugno 1987)– nell’Agile Mangusta racconto i risvolti di tutta quella fase politica- la Dc con l’aiuto del Presidente della Repubblica Cossiga e con il sostanziale appoggio del Pci ancora in maggioranza filonucleare- decise lo scioglimento anticipato delle Camere.

Solo nel novembre 1987 e con una legge speciale ottenuta dalla pressione del movimento antinucleare, i referendum si celebrarono. Fu una valanga di SI (una media dell’80% dei votanti) ad imporre la chiusura delle centrali nucleari già attive (primo Paese in Europa).

La lobby nucleare non si è mai arresa, tanto che fu necessario nel 2011 promuovere un nuovo referendum che ottenne percentuali di consenso analoghe. Nonostante questi due pronunciamenti popolari “No nuke”, la lobby nucleare italiana è ritornata alla carica con La lega di Salvini, tutto il centrodestra (Italia Viva compresa) e ancora molte ambiguità da parte del centrosinistra.

La grancassa mediatica sul “nucleare pulito” è cominciata con grande consenso tra i media. Ci vorrebbe un’Agile Mangusta per contrastarla ed imporre invece un piano energetico basato sulla fuoriuscita dall’energie fossili o ad alto impatto ambientale come è quella atomica.

Se c’è qualcuno disponibile a mettere in campo un nuovo movimento antinucleare è bene che si faccia avanti perché gli altri già stanno avvelenando i pozzi con una serie di luoghi comuni che non hanno niente a che vedere con la scienza, né tanto meno con la lotta per l’abbattimento delle produzioni di Co2. #agilemangusta #EdizioniAlegre

 

tratto dalla pagina facebook di Alfio Nicotra

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