Come vi permettete di fare una manifestazione antirazzista !

Questo in sintesi  è l’atteggiamento dei commentatori salviniani all’annuncio della manifestazione di Spoleto antirazzista, cioè di tutti coloro che nella nostra città a partire da oggi hanno deciso di far sentire la propria voce e dire BASTA RAZZISMO.

Il messaggio inviato dal telefono di una dottoressa del Pronto soccorso a 40.000 medici che grondava di odio razziale è solo l’iceberg di una intolleranza e di un clima di discriminazione che fa emergere una mentalità da apartheid che sta permeando nel profondo la società italiana.

Quando si fa il passo più lungo della gamba  e in questo caso il messaggio “non esistono diritti umani per quattro negracci” “ andrebbero annegati a largo” che ha dato vita a un caso nazionale ha queste caratteristiche, succede che anche chi è avvolto nel torpore, rassegnato e  nell’impotenza, trova la forza per una sano risveglio e per reagire.

In questo senso ciò che è successo in questi giorni è utile per l’inizio di una battaglia di civiltà contro la barbarie imperante;  ovvero: se questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la vera questione è che il vaso era colmo, come dimostrato anche dai “Mi piace”, “Ha fatto bene”, “Non sono razzista ma questi immigrati sono tutti delinquenti” e via dicendo che hanno accompagnato l’uscita del post.

Non dimentichiamo, solo pochi mesi fa, la devastazione della canonica di Don Gianfranco a S.Angelo  e poco tempo prima l’atto di sfida di leghisti e “neri” vari a chi aveva scritto “in questa chiesa è vietato l’ingresso ai razzisti. Tornate a casa vostra”. E ci fu allora la stessa reazione intimidatoria: Come si permette un prete di ‘non fare il prete’ e stabilire chi entra oppure no in Chiesa.

Se la questione quindi  fosse stata quella di una persona che ha scritto una frase mostruosa, la soluzione sarebbe semplice, basterebbe individuarla e tenerla lontano dai luoghi dove può nuocere.

Qui invece c’è la necessità di mettere in piedi un movimento che ristabilisca la verità delle cose e cioè che il razzismo non è un’idea ma un crimine. E’ una battaglia lunga che deve crescere giorno per giorno e per questo è necessario un movimento e iniziative che attraversino con continuità tutto il territorio nel nostro caso e l’Italia in generale.

Non serve marciare perennemente chiusi nella propria “caserma” ma bisogna agire ora. Sappiamo che possiamo perdere, ma chi non lotta ha già perso diceva Guevara. Siamo ottimisti e consapevoli che si può vincere solo se il proletariato italiano saprà recuperare la coscienza di se, la coscienza politica di classe e riprendere la strada del conflitto sociale. I lavoratori italiani e tutti i proletari sono perciò decisivi per questa lotta a fianco dei proletari riparati nel nostro paese da ogni parte del mondo.

Occorre una rivoluzione culturale. Come si gridava una volta: il Proletariato non ha nazione, internazionalismo, rivoluzione.

Associazione culturale CASA ROSSA

Condividi