LE COMICHE FINALI DELLA MAGGIORANZA TUDERTE E IL DOPPIOGIOCO DELLA CONSIGLIERA PEPPUCCI (UN PIEDE CON RUSPOLINI, UN PIEDE CON CAPARVI) di Umberto Magni.
L’ultimo pirotecnico consiglio comunale, oltre all’exploit contro il Partito Democratico del sindaco Ruggiano, ha visto andare in scena anche un altro episodio che – crediamo – possa essere definito correttamente solo ricorrendo ai vocaboli “farsesco” e “tragicomico”.
In pratica, sul finire dell’adunanza, ha preso la parola il consigliere Enzo Boschi, fedele braccio destro del vicesindaco Ruspolini, per illustrare la sua uscita dal gruppo consiliare della Lega e la sua confluenza nel Misto, logica conseguenza dell’addio del suo diretto superiore ai salviniani umbri e del suo avvicinamento al neonato movimento politico dell’assessore Melasecche (hai voglia a parlare di civismo quando fino a pochi secondi prima si è stati espressione di un partito!).

Il discorso boschiano assurge alle pagine più memorabili e nobili della politica tuderte, roba da far impallidire la dialettica di un Vittorio Antonini. In primo luogo perché, sul finire della legislatura, i tuderti hanno potuto finalmente ascoltare, per la prima volta in assoluto, la voce di un loro rappresentante nell’aula consiliare. In secondo luogo, infine, perché il consigliere Boschi ha picchiato duro sul suo ex partito come nemmeno i nostri esponenti hanno mai fatto.
Con la ferocia e l’aggressività tipica di un innamorato che si sente deluso e tradito, il consigliere Boschi, nella sua intemerata, ha definito più volte la Lega un partito di “poltronari” e di persone dedite solo ed esclusivamente alle “poltrone” e ai propri interessi. Abbiamo addirittura perso il conto di quante volte, in pochi minuti, sia stata pronunciata la parola “poltrona”. Insomma, Ruspolini e Boschi si sarebbero stufati di lavorare da mane a sera per i cittadini tuderti (visti i risultati, ci sentiamo di consigliare loro meno foga e meno impegno) senza avere mai in cambio un riconoscimento ed un apprezzamento politici da parte di un partito che loro stessi hanno definito niente altro che una banda assetata di potere e di poltrone.

Vette ancora più alte, tuttavia, si sono raggiunte con il successivo intervento della consigliera Peppucci, rimasta l’unica a rappresentare la Lega in seno alle istituzioni tuderti. Infatti, invece di spendere qualche parola in difesa del proprio partito di appartenenza e di sé stessa (se la logica ha la sua importanza, dal discorso di Boschi si deduce che anche lei sia una “poltronara”), la consigliera in questione si è prodigata in un peana zuccheroso e smielato nei confronti del consigliere Boschi, definito il miglior consigliere comunale della legislatura attuale. Non solo, quindi, Peppucci non ha rivendicato la giustezza e la dignità della propria appartenenza leghista, ma, poco dopo, ha rincarato la dose dicendo di stare fieramente dalla parte di Adriano Ruspolini.
Francamente, da umili operai della politica che danno importanza alla logica e al principio di non contraddizione, siamo rimasti sbigottiti di fronte a questo teatro dell’assurdo. Il primo partito del consiglio regionale viene svergognato nella massima assise comunale con parole di pietra ed un esponente di esso non solo non proferisce parola, ma solidarizza con chi quel partito lo definisce esclusivamente dedito alle “poltrone”.
A questo punto si pongono due domande. La consigliera Peppucci è ancora della Lega? Può continuare a stare a Todi col vicesindaco Ruspolini e a Perugia col Carroccio? Può stare con un piede con Melasecche e Briaziarelli e con l’altro con Caparvi? Ulteriormente, ci rivolgiamo proprio all’onorevole Caparvi e alla senatrice Alessandrini: potete tollerare di essere così umiliati e coperti di ridicolo nella massima assise tuderte? Viste le vostre reazioni, tuttavia, ci pare che essere definiti “poltronari” non vi turbi minimamente.

Al netto delle considerazioni svolte in precedenza, registriamo che la maggioranza che sostiene il sindaco Ruggiano ha scritto l’ennesima pagina che offende la buona politica ed il decoro delle istituzioni. Le comiche finali, insomma, con un retrogusto farsesco, di una legislatura che per fortuna volge al termine.
 

Condividi