TERNI - La data del 1° Maggio, oltre alle sue valenze di natura sociale, politica e sindacale, si pone come riferimento alla dignità del lavoro, al diritto economico che esercita e alla sicurezza in cui esso deve svolgersi. L'Italia è piena, per fortuna, di lavoratori onesti e indefessi, di persone alle quali non pesa il sacrificio giornaliero, di gente che riserva la sua abnegazione all'utile collettivo, prima che individuale e che ha lasciato contributi di esperienze da cui altri partiranno per migliorare tecnica e società.

A questi lavoratori rivolgo un sentimento di riconoscenza per l'esempio che riescono a trasmettere alle giovani generazioni e per la diffusione del dovere civico, strumenti indispensabili a disegnare una società più evoluta e consapevole.

A fianco di costoro, voglio ricordare le numerose vittime cadute per l'affermazione e l'esercizio di un diritto, troppo spesso condizionato da interessi vili o da assenza di attenzioni per la vita. Allo stesso modo, meritano di essere ricordati i mutilati del lavoro, costretti a portare su di loro i segni tangibili di un destino crudele, coscienti comunque che la loro esperienza è servita ad evitare ad altri similari condizioni di rischio.

Voglio chiudere con una parola di esortazione rivolta ai tanti giovani che si inseriscono nella vita lavorativa per la prima volta, e confortarli nel credere alla dignità del lavoro, a sentirsi integrati in un contesto sociale di cui ciascuno di essi è comunque un protagonista, a dare il massimo delle proprie capacità e contribuire a rendere la comunità di appartenenza più ricca ed evoluta.

Quest’anno ricorrono 50 anni dall'approvazione della legge n.300 del 20 maggio 1970 (norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori…), una delle grandi leggi che hanno dato attuazione alla Costituzione.

Giocondo Talamonti

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