Le politiche della famiglia per La Rete Umbra
Si è concluso in III Commissione consiliare l'iter di audizioni delle associazioni di settore in merito alla proposta di riforma del Testo Unico in materia di Sanità e Servizi Sociali nella parte riguardante le politiche per le famiglie (L.R. 11/2015).
La RU2020 è intervenuta insieme a numerose altre associazioni che nella regione si occupano di promozione dei diritti umani ed in particolare di contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere, evidenziando le numerose criticità del testo elaborato dai consiglieri regionali della Lega in Umbria e ha rappresentato come dall'intero impianto normativo emerga una visione stereotipata e ideologica della famiglia, che punta a tutelare solo quella naturale, senza tenere in considerazione che oggi i modelli familiari si sono ampliati e dinamizzati.
Anche il tema del calo demografico, molto caro alla giunta regionale umbra, viene affrontato in maniera approssimativa e non strutturale, gli interventi in favore delle donne che intendono portare avanti una gravidanza si sostanziano nell'elargizione di contributi economici una tantum, durante la gravidanza o i primi mesi di vita del bambino.
Le osservazioni critiche al testo hanno riguardato l'intero impianto normativo: i consultori pubblici e laici vengono equiparati ad altre strutture private convenzionate, la contraccezione diventa solo “naturale”, nonostante tutte le associazioni presenti chiedano da anni che la contraccezione non solo sia favorita, ma diventi gratuita come previsto dalla legge.
Anche il tema della mediazione familiare, così come proposto nella riforma di legge, incontra il disappunto delle associazioni, in quanto non viene mai citata la Convenzione di Istanbul, la violenza maschile contro le donne viene sostituita dalla violenza “sulle persone” e nessun distinguo viene fatto tra conflitto e violenza in ambito domestico, neanche quando viene trattato il tema dell'affidamento condiviso dei minori.
Per quanto concerne il sostegno alle persone con disabilità, il testo, nel riconoscere il lavoro di cura familiare non retribuito, dimentica che quelli che chiama “caregiver” sono nella quasi totalità dei casi donne, che hanno dovuto rinunciare al lavoro per occuparsi di familiari in condizioni di non autosufficienza.
Il testo normativo, inoltre, è incentrato sul riconoscimento di un ruolo di primo piano per le associazioni delle famiglie nella programmazione politica regionale umbra. L'idea dei proponenti è quella di creare sul territorio una serie di servizi dedicati quali sportelli per “la famiglia” e un'agenzia per la famiglia, competente in materia di servizi sociali. Si intende introdurre uno strumento specifico denominato “fattore famiglia” per la definizione delle condizioni economiche e sociali che consentono di accedere agli interventi per la famiglia, nonché istituire la “Giornata regionale della famiglia”. Per tale motivo le prime associazioni ad essere audite e ad esprimere parere favorevole sono state associazioni quali Articolo 26, Associazione Famiglie Numerose, Family Day e Associazione Esserci e solo dopo la richiesta da parte delle opposizioni di ampliare la platea delle audizioni siamo state convocate noi e tutte le altre associazioni presenti oggi in commissione.
A fronte di un'impostazione simile, pur confermando la nostra disponibilità e volontà a partecipare alla discussione con l'istituzione regionale, come RU2020 non possiamo non esprimere forte preoccupazione per una visione così ideologica di temi delicati, che interessano i diritti delle persone a partire da quelli delle donne. È dunque necessario modificare profondamente l'impianto della proposta di riforma per arrivare ad una normativa che sia rispettosa delle leggi nazionali ed internazionali e soprattutto delle sensibilità e dei diritti delle cittadine e dei cittadini dell'Umbria.
Rete Umbra per l'autodeterminazione
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