PERUGIA - La sconfitta del 4 marzo del Pd e della sinistra, confermata dai ballottaggi del 24 giugno e aggravata dall’insediamento del governo con profondi connotati di destra, è lì che aspetta ancora di essere sviscerata, compresa, di essere foriera di uno scuotimento che faccia cambiare rotta nei contenuti e nei modi. Vale a livello nazionale come locale, Anche in Umbria la perdita di voti è stata epocale.

Di fronte a ciò onestà politica e intellettuale richiederebbero una assunzione di responsabilità e un bagno di umiltà prioritariamente da tutti coloro che in questi anni hanno avuto e continuano ad avere ruoli, potere nelle istituzioni e direttamente o indirettamente nel PD. Spetta a tutti, non solo al segretario regionale dimessosi (lui si, sul serio) all’indomani del voto.

Invece assistiamo a stupefacenti dichiarazioni di esponenti PD di primo piano del governo e della compagine regionale, da tempo azionisti di maggioranza nella maggioranza renzista che ha predominato e comandato in questi anni. Come se a portare il centrosinistra e il Pd a questo punto fossero stati altri.

Dire oggi ribaltiamo il Pd o denunciare il silenzio dei gruppi dirigenti o lamentare che il partito non c’è più nei territori, da parte di chi ha condiviso e deciso sorti del partito e politiche regionali anche alimentando lo scontro tra correnti, adagiato sotto le ali renziane, non è solo tardivo. Acquista sapore di trasformismo.

Dire oggi che bisogna aprire il PD alla società dopo aver deriso chi come nel nostro caso chiedeva e proponeva di farlo da tempo per recuperare il crescente distacco dall’elettorato e dalla quotidianità delle persone, rischia di diventare una operazione di facciata se non si attraversa una rigenerazione di contenuti e di protagonisti.

Risulta anche poco credibile se a dirlo oggi, senza ammettere errori, sono coloro che in tre anni, di fronte alla scissione a sinistra dal PD, prima silenziosa e poi eclatante, di iscritti, elettori, esponenti, non hanno fatto nulla per porvi rimedio, non hanno rilanciato a quel tempo (come chiedevamo) un partito vero, inclusivo, che si confrontasse e decidesse collettivamente, che recuperasse una fisionomia innovata di sinistra e ridefinisse le priorità in nome della giustizia sociale. Anzi fino al 3 marzo chi invitava a farlo era dagli stessi bollato con epiteti vari scomodando i noti volatili notturni o l’appellativo di “soloni”.

Più volte abbiamo detto in questi quattro mesi che peggio della sconfitta c’è la sua banalizzazione. Quel risultato non va edulcorato nè negato. Va affrontato. Il dato inevitabile  è che il disegno politico interpretato da Renzi, sotto l’ombrello del quale tanti si sono riparati, portato avanti a colpi di fiducia e spallate, è stato clamorosamente bocciato, prima al referendum e poi il 4 marzo. A tutti livelli, locali e nazionali.

Non aver dato in questi  4 mesi segnali concreti di discontinuità con quel disegno non ha aiutato alle amministrative di giugno, dove si salvano i Sindaci che hanno fatto squadra e nel segno della attenzione e vicinanza alle persone nei loro territori.

Allo stesso tempo le divisioni tutte interne alla maggioranza renzista e l’autoreferenzialità dei gruppi dirigenti si è pagata tutta. A Tern il problema non è stato certo la proiezione citatdina del candidato. La città si è persa definitivamente quamdo le pressioni di correnti interne al PD hanno fatto chiudere il mandato un anno prima sottraendo alla città il tempo di riflettere con lucidità. Come ad Umbertide: bisognava fermare prima, quando si stava sparando quel fuoco amico che,  al di là delle ragioni, ha fatto cadere un anno prima il Sindaco PD.

E su Spoleto, invece di cincischiare sugli apparentamenti, la candidata civica Laureti, andava sostenuta senza se e senza per impedire che manchessero 80 voti per la consegna della città alla destra più spinta.

Una destra che in Umbria ci sta mostrando il suo  volto a partire da Todi, come insegnano le vicende della Biblioteca. Quegli atti precursori non vanno sottovalutati e ci dovrebbero vedere impegnati a contrastarli decisamente, a partire da prese di posizione e da un lavoro sociale e culturale.

L’obiettivo per tutti noi oggi è battere la destra. Il nazionalismo più che il populismo. La segregazione culturale e sociale invece di inseguire pulsioni nefaste sui migranti per un consenso rabberciato. Gli elettori semmai, come abbiamo visto,  scelgono l’originale.

Il nostro compito è costruire un’alternativa, un progetto che si riallacci e faccia rivivere i valori della sinistra, del centrosinistra in modo chiaro. Altro che inseguire i moderati come qualcuno dice.

Serve una scelta di campo. Riunire le anime, i sogegtti, le persone vaganti della sinistra. Dobbiamo costruire un altro consenso sui nostri valori, in modo democratico, trasparente, partecipato.

E allora ci vuole discontinuità netta nei contenuti e nei metodi. Salvando il buono fatto, riconoscendo gli errori, percorrendo la radicalità necessaria e innovativa, tornando ad ascoltare e a coinvolgere quella parte della società che alla sinistra chiede un segno di vita.

Dobbiamo far vivere una alleanza sociale e politica larga su questi connotati, per una alternativa. Costruire così le coalizioni anche per le prossime amministrative del 2019, a partire da Foligno e Perugia.

Serve un congresso presto, che faccia del Pd un contenitore molto più ampio, inclusivo, al quale aderire e col quale ci si possa anche federare. Un partito radicato nel territorio e nel quotidiano, che svolga una funzione sociale.

Perchè sia un congresso vero è necessario però che prima dei nomi ci sia un confronto sulle scelte di fondo, sui valori, con la società vitale per umanità e impegno. anche per “montare” le correnti” finalmente. Poi si dovrà scegliere chi e con quali accenti meglio può dare corpo all'impianto ridefinito.

Si tratta dunque di aprire una fase costituente, che duri alcuni mesi, per poter rinascere.

Mi auguro che l’Assemblea Nazionale di oggi sappia assumere le decisioni e vada  chiaramente in questa direzione.

In Umbria si convochi subito e comunque l’Assemblea Regionale con le Assemblee Provinciali per aprire anche qui la riflessione e la fase costituente.

 

Rita Zampolini

Assoc. Sinistradem Campo Aperto Umbria

Membro dell'Assemblea e della Direzione regionali Pd Umbria

Condividi