In Umbria, un dato occupazionale allarma, solo il 5% delle nuove assunzioni riguarda i giovani

laureati. Non esiste intesa fra l'indirizzo specialistico scelto dagli studenti e l'utilizzo pratico richiesto dalle aziende. Permane una certa rigidità della struttura. Ma non solo questo. Un laureato, nel medio termine, costa al datore di lavoro più di un diplomato, ritenuto idoneo a svolgere quasi le medesime mansioni.
E questo può essere il primo errore della categoria imprenditoriale, visto che una formazione universitaria è sempre un valore aggiunto utilizzabile in termini di contributo qualificato alla crescita dell'azienda. Un'analisi attenta degli aspetti che caratterizzano il problema non può prescindere da alcune considerazioni che a monte debbono trovare una loro sistematizzazione perché possano diventare i presupposti di una svolta consistente.

Innanzitutto la scuola deve preparare i giovani alla cultura d'impresa, ad una mentalità nuova (la sfida globale si gioca sulla qualità dell'innovazione e sulla conoscenza), ad una formazione professionale rispondente alle dinamiche del mercato e all'aggiornamento continuo. Ancora, la scuola deve sapersi inserire nel territorio in cui opera, saper cogliere le varie opportunità che il privato può offrire ed educare ad interagire con la tecnologia informatica per condividere informazioni, conoscenze, pratiche e contenuti. Occorre poi che l'impresa consideri tirocini e stage aziendali come un valore e non come una perdita di risorse per il tempo e l'impegno che occorre dedicare loro. Infine, bisogna armonizzare Istruzione , Università e Ricerca nel progetto comune di sviluppo economico del territorio. Siamo nel pieno di un cambiamento competitivo globale e le imprese, per continuare a competere, non hanno altra scelta che innovare e cogliere al volo le opportunità offerte dalla IV rivoluzione industriale. Occorre puntare su una transizione al manifatturiero 4.0 e sulle aggregazioni in cluster che, attraverso la cooperazione tra imprese, università e pubblica amministrazione, diano vita a piattaforme innovative per la crescita. In tale contesto si inserisce il ruolo delle istituzioni, prime protagoniste nella ricerca del "fil rouge" che unisce la preparazione universitaria al mercato del lavoro. La Soluzione sta in una seria politica di orientamento degli studenti per superare gli abbandoni, diminuire la dispersione scolastica e puntare al successo scolastico, oggi mal interpretato e in balia della casualità. Succede così che un giovane scelga un orientamento avulso dall'offerta territoriale, sprechi energie personali e risorse economiche per poi vedersi respingere ogni richiesta di occupazione. E' sufficiente un dato a confermare l'urgenza di coordinazione: solo tre laureati su cento, in qualità di dipendenti, trovano rispondenza fra il tipo di preparazione universitaria acquisita e realtà occupazionali. Colpa della crescente frantumazione degli indirizzi specialistici negli atenei? Forse, ma soprattutto assenza di orientamento il quale comporta, oltre a tempi lunghi di programmazione, la volontà politica delle strutture amministrative ad armonizzare le risorse finanziarie della formazione. Attualmente, Comune e Regione , per quanto concerne l'area ternana, preso atto che il 75% delle imprese territoriali è costituita da n.2 addetti e che il 95% non arrivano a 9 addetti ma tutte necessitanti di un forte contenuto di innovazione ( nel mercato moderno non è più sufficiente distinguersi solo per la qualità nella esecuzione delle produzioni), non possono che mettere in atto tutti gli strumenti necessari ad assicurare lo snellimento delle procedure di ottimizzazione dei servizi e di avviamento ad una formazione professionale adeguata alle nuove esigenze degli imprenditori.  Il principio che deve prevalere è quello di dare risposte immediate, di snellire modalità e tempi, di garantire il rapporto fiduciario a quanti, nel corso della vita, per differenti ragioni, si trovano obbligati a rivedere o costruire nuovi obiettivi produttivi e formativi per poter entrare con le giuste conoscenze in un settore più esigente del panorama economico ed occupazionale.

Una politica del lavoro che rispetti queste priorità è quanto chiede chi è alla ricerca di lavoro; una politica che deve tener conto di tempi a medio termine (orientamento) e di tempi a breve, anzi velocissimi, per quanto attiene alle necessità quotidiane, vista la rapidità evolutiva dei mercati e l'impellenza di aggiornamento delle conoscenze. Premesso perciò che lo studio è un bene irrinunciabile si consideri che, oggi, l'impresa per essere competitiva sui mercati deve tener conto principalmente di due elementi fondamentali: la risorsa umana e la sua formazione che deve essere continua per tutto l'arco della vita (Educazione Permanente), la ricerca e l'innovazione tecnologica.

La ricerca è fondamentale per lo sviluppo tecnologico e terreno fertile per produrre opportunità. Occorre guardare a chi ha fatto meglio di noi con le tre T, si tratta di Tecnologia, Talento e Tolleranza. Si tratta di una teoria che è venuta fuori facendo ricerche in America. Alcune città che apparentemente avevano tutto (grandi laboratori, grandi università), poi non sono decollate dal punto di vista scientifico e economico. Non basta la Tecnologia, ci vogliono anche i Talenti e la Tolleranza. Ognuna di queste tre condizioni è necessaria, anche se poi da sola non è sufficiente.  Tolleranza significa che in quell'area c'è una mentalità aperta, significa che il nuovo non fa paura. In termini più sofisticati potremmo dire che quando un'area è tollerante in quell'area non c'è paura di ciò che "ancora non è", non c'è paura quindi della ricerca e della sperimentazione.

Ing. Giocondo Talamonti

 

Condividi