Le Olimpiadi: un palcoscenico di sport e società. L'opinione di Stefano Vinti
Le Olimpiadi da tempo sono diventate un palcoscenico internazionale dove affermare il proprio prestigio e non solo in campo sportivo. Il medagliere complessivo ha un significato politico rilevante. Con la Cina e gli Usa, appaiate al primo posto del medagliere, le Olimpiadi ci parlano dell'ascesa economica, sociale e sportiva del gigante asiatico e della perdita dell'egemonia mondiale americana.
Giovanni Malagò, con le 40 medaglie vinte, un risultato davvero sorprendente e molto positivo, potrà giocare la carta per recuperare un terreno sul piano politico, visto che il primo Governo Conte ha ridotto di molto il raggio di azione dell'Ente Olimpico che ha sempre goduto di autonomia in nome dello sport, lontano dalla politica e ha avuto mano libera sui cospicui finanziamenti pubblici. In realtà i giochi condotti al Palazzo del CONI al Foro Italico e quello di Palazzo Chigi sono sempre stati floridi, dai tempi di Giulio Nesti, primo Presidente del CONI e Giulio Andreotti suo mentore politico.
Ma aldilà dei giochi nostrani della piccola e mala politica, le Olimpiadi, in nome dello sport, rappresentano un terreno di scontro delle grandi potenze mondiali. Prima se la giocavano Usa ed Unione Sovietica, oggi è arrivato il terzo incomodo, prepotente e capace come nell'economia, e se la Giocano Usa, Cina e Russia. Comunque, tranquilli, noi stiamo a guardare, esultare e gioire, davanti alla TV, i Giochi Olimpici.
Le Olimpiadi tranngender. E' stata la Neozelandese LAUREL HUBBARD, la prima transgender della storia delle Olimpiadi a partecipare ai giochi di Tokio. Ha gareggaito a 43 anni nel sollevamento pesi. Hubbard, 4 anni prima di Tokio si è sottoposta ad un intervento per la transizione dal sesso maschile a quello femminile, e successivamente alle le cure per stabilizzare gli ormoni. Oggi la sua condizione risponde ai criteri indicati dal CIO nel 2015. Una decisione che consente ai transgender di gareggiare sia in campo maschile che femminile ma per abbassare il testosterone è necessario fare cure farmaceutiche lunghe e costose. Se i neozelandesi hanno sustenuto Laurel Hubbard pubblicamente la sua scelta di cambiare sesso, a cominciare dal Comitato Olimpico della Nuova Zelanda, la decesione del CIO di ammetterla alla gare ha scatenato non poche polemiche. I risultati non sono arrivati ma non erano certo la cosa più importante.
Il maschilismo Olimpico. Le Olimpiadi hanno una tradizione lunga di razzismo, misoginia e transfobia che hanno confermato anche ai Giochi di Tokio. La campionessa Olimpica degli 800 metri, nonche pluri campionessa mondiale che ha messo assieme due Ori olimpici, Caster Semenya, è affetta da iperandrogenismo, cioè una produzione naturale di testosterone di gran luga al di sopra della media consentita nello sport, tale la spingere la Federazione Interanzionale di Atletica Leggera a sospenderla dalle gare per sottoporla a un'indagine approfondita, per valutare i suoi livelli ormanali. Semenya, riammessa dal CIO alle gare dopo estenunati discussioni e umiliazioni pubbliche sul suo sesso, avrebbe dovuto sottoporsi alle cure farmacologiche per abbassare il valore del suo testosterone, ma lei si è rifiutata, non trattandosi di cambiamento di sesso come nel caso di Luren Hubbard.
La decisione estrema di Semenya pone una questione: che il potere del CIO, costituito da uomini saldamente al comando, ha liquidato la faccrenda con l'intransigenza tipica del maschilismo sportivo e che tale andazzo vergognoso ha trovato un perfetto alleato nel silenzio generale della stampa sportiva. Purtroppo non è cosa nuova.
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