di Mario Capanna

Sta crescendo l’interesse per il referendum costituzionale, parte saliente dell’appuntamento elettorale del 20-21 settembre, ben al di là del voto amministrativo. Si sono svegliati i costituzionalisti per il No, varie e importanti associazioni, organi di stampa ecc.

Votare No al taglio del Parlamento- e dunque alla democrazia rappresentativa - è fondamentale.

Se a passare fosse il sì, avremmo camere decurtate, ma con yes-man sempre più... yes...rispetto ai partiti e al governo. Non avremmo un Parlamento più funzionale, ma più prono.

Se a passare fosse il sì, inoltre, l’attuale “casta” (sistema partitico) si consoliderebbe, rinviando alle calende greche la legge elettorale e la riforma dei regolamenti parlamentari.

Il risultato è che si modificherebbe la Costituzione a occhi chiusi, con una accelerazione verso una pericolosa oligarchia.

Nella loro retrograda cultura antidemocratica, i 5Stelle pensano di introdurre poi il vincolo di mandato, per cui il parlamentare non rappresenta la nazione (come stabilisce la Costituzione), ma gli interessi del proprio partito.

Tutte queste aberrazioni stanno aprendo vistose contraddizioni all’interno dei partiti, di ogni schieramento.

A trovarsi nella situazione più assurda è il Pd, che, dopo aver votato tre volte control il taglio dei parlamentari, ha accettato il ricatto grillino pur di formare il governo, e adesso non sa che pesci pigliare.

In Italia il taglio dei parlamentari fu realizzato una sola volta: nel 1929 da Mussolini. Ridusse i deputati da 553 a 400, lo stesso numero indicato per la Camera dal referendum grillino. Come è noto, non portò bene: meditare.

E non è un caso che la “riduzione del numero dei parlamentari” fosse un punto saliente del cosiddetto Piano di rinascita democratica di Licio Gelli, capo della P2.

Di nuovo: meditare! E attivarsi in tutte le forme possibili affinché a prevalere siano i No nel referendum.

Io ho avuto la fortuna di sperimentare, insieme a milioni di altri, varie forme di democrazia diretta e perciò conosco bene le imperfezioni della democrazia rappresentativa (avendola peraltro vissuta come parlamentare).

Ma rimane il fatto che è meglio una democrazia rappresentativa difettosa piuttosto che un’oligarchia - ovvero un non democrazia.

Anche perché, come la storia dimostra, l’oligarchia di solito è la premessa per la tirannide.

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