di Giuseppe Castellini

Mi dispiace molto per la morte di Diego Armando Maradona. Certamente un grandissimo campione, altrettanto certamente un uomo fragile e tormentato. Mi era simpatico perché, guardando al di là dei suoi eccessi e dei suoi demoni, e anzi proprio per questi, ne percepivo una sorta di innocenza. Di uno scugnizzo argentino nato povero, un ragazzino del Barrio, diventato ricco e famoso e che questa ricchezza e questa fama, nella fame del riscatto, ha gestito in maniera confusa, disordinata, ingenua, venendone alla fine travolto come uomo. Ma non aveva perso la sua innocenza. I suoi errori, i suoi eccessi sapevano comunque, paradossalmente, di qualcosa di pulito, sapevano dello stordimento di un bambino povero del Barrio assurto a protagonista del calcio mondiale e non solo. Perché Maradona, per i milioni di ‘ragazzi del Barrio’ nel mondo, per i più poveri e senza futuro, rappresentava e rappresenta il sogno del riscatto, negato dal sistema sociale ma possibile almeno nel sogno perché Maradona lo incarnava. Un riscatto confuso, ingenuo, eccessivo, perfino auto distruttivo, ma comunque per tantissimi ‘dimenticati’ un sogno che scalda l’esistenza. Il loro sogno. In lui ho sempre percepito questo aspetto infantile, innocente, che sollecita l’empatia.

Mille miglia distante dai veri figli di p…., marci dentro e che proprio perché figli di p…. (mi vengono in mente alcuni esempi italiani, ai quali certamente se ci riflettete un momento penserete certamente anche voi) spesso piacciono. Ma si tratta di persone magari invidiate, non certo amate. E lo vediamo proprio quando muoiono. Poche lacrime, poca tenerezza. Vengono molto presto dimenticati, come invece non sarà per Maradona.

Diego Armando Maradona, invece, era ed è realmente amato, e comunque sollecitava e sollecita un atteggiamento di simpatia. La differenza sta appunto nella sua innocenza infantile che si percepiva chiaramente. Ed è per questo che oggi milioni lo ricordano con affetto e tenerezza non solo come campione.

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