Ciò che sta accadendo a Catiuscia  Marini, costretta a dimettersi per l’affair “concorsi truccati” nella sanità umbra, ricalca per molti versi quella, che sia pure più da lontano, abbiamo già vissuto qualche anno fa: quella dell’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino che venne spodestato da una congiura di palazzo.

Per entrambi, un'accusa “infamante”ed una condanna prima e al di fuori di ogni processo. Il primo poi è steto assolto dal giudice naturale...

Sia chiaro, non siamo qui a stabilire a priori se la presidente della Giunta regionale umbra sia innocente o colpevole. Non spetta a noi farlo. Per questo c’è un apparato giudiziario che, vagliati attentamente i fatti, dovrà decidere se c’è stato dolo o meno. Ma ciò che ci colpisce è il fatto che, come fu a suo tempo per Marino, la governatrice umbra è stata sottoposta ad una gogna mediatica intollerabile e gli autori di ciò sono sempre gli stessi.

Andiamo per ordine.

L’illustre chirurgo, che non aveva certo bisogno dell’appannaggio di sindaco né di lucrare pochi spiccioli per campare, venne estromesso , dopo un lungo periodo di polemiche, colpi di scena e “sospette” indiscrezioni che lo descrivevano colpevole, da uno scellerato accordo che vide 26 consiglieri comunali capitolini (del suo e di altri partiti di opposizione) rassegnare le dimissioni nello studio di un avvocato. Trattandosi della metà più uno del consesso comunale, il Consiglio fu quindi sciolto e il primo cittadino eletto a furor di popolo fu costretto ad andarsene, inseguito dall’accusa di aver dilapidato denaro pubblico risibilemente comprovata da una serie di scontrini di rimborso spese per un valore complessivo di circa 12mila euro.

Una condanna prima e al di fuori di ogni pronunciamento giudiziario e  a distinguersi particolarmente in questa “storiaccia” fu un consigliere comunale del M5s, divenuto poi, con l’elezione dell’attuale sindaca Virginia Raggi, presidente del Consiglio comunale dell’Urbe.

A rendere più paradossale la vicenda sono poi intervenuti gli avvenimenti più recenti: mentre Ignazio Marini è stato definitivamente assolto perché il fatto di cui era era stato accusato “non sussiste”, il suo accanito accusatore è invece finito in galera per una storia di “mazzette” legate alla realizzazione del nuovo stadio della Roma e di altri appalti pubblici.

Chi renderà ora giustizia all’ex sindaco capitolino?

Non certo i suoi accusatori che da quella storia hanno tratto un vantaggio politico enporme, e non solo, ritrovandosi del tutto immeritatamente alla guida del Campidoglio.

Mutato l’ambiente sono poi gli stessi che si sono accaniti in questi giorni anche nei confronti della presidente Marini che, come il suo quasi omonimo, è stata oggetto di una simile condanna pronunciata prima che si siano espressi i suoi giudici naturali.

I partiti di opposizione, ancora una volta i grillini in testa, hanno sbrigativamente deciso per tutti: la Marini è colpevole e se ne deve andare e tanto è stato il clamore suscitato che infine la governatrice umbra è stata costretta ad  abbandonare: “anche per difendermi meglio”, ha spiegato, ribadendo comunque la sua estraneità ai fatti che le venivano contestati.

Non verremmo ora che la storia di Marino si ripetesse pari pari in Umbria, ovvero che fra qualche anno il pronunciamento dei giudici capovolgesse interamente la situazione. Sarebbe una beffa per chi, uso a condurre la lotta politica in termini di lealtà e onestà, sa benissimo che la memoria degli elettori è corta e che i veri colpevoli potranno godersi tranquilli il bottino .

e.p.

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