La manovra Meloni un Robin Hod al contrario (di Franco Calistri)
Manovra finanziaria 2023, di fatto una monovricchia. 39,2 miliardi nel 2023 dei quali 21,1 miliardi coperti ricorrendo ad un aumento del debito (francamente così son buoni tutti); una manovra, hanno commentato in molti sulla stampa (ma in questo senso si è espresso anche il governatore di Banca d'Italia), tirando un sospiro di sollievo, che non scassa i conti pubblici, cosa che sarebbe successo se il governo della Presidente Giorgia Meloni, avesse mantenuto in minima parte le promesse fatte in campagna elettorale. Certo la manovra non li scassa ma, è un dato, aumenta l'indebitamento netto di 1,1 punti percentuali di Pil.
Veniamo ai numeri della manovra: 39,2 miliardi dei quali 20,5 miliardi indirizzati alla proroga o al potenziamento di misure volte ad attenuare l'impatto sul sistema economico dei rincari energetici (tutta eredità del governo Draghi), ma, attenzione limitatamente al primo trimestre 2023, e poi? Cosa succederà dopo il 31 marzo non è dato sapere. A questo punto restano 18,1 miliardi per nuove spese da coprire con nuove entrate o riduzione di spese già in essere. Ed è qui , sulla destinazione di questi 18 miliardi che entra in azione il nostro Robin Hood alla rovescia, o se volete il Giustiziere della notte, che premia i buoni (i pezzi di società che hanno sostenuto la destra) e punisce i cattivi (i pezzi di società che non hanno sostenuto la destra, ma che, non dobbiamo dimenticarlo mai sono la stragrande maggioranza del paese, tenuto presente che astensioni, voti nulli, schede bianche e voto a formazioni politiche diverse dalla colazione di destra assommano al 73,3% del coropo elettorale del paese).
Il primo dato che emerge è che questi (pochi) 18 miliardi di euro vengono distribuiti in una miriade di micro interventi, fatti per accontentare un po' tutti gli appetiti della non certo coesa maggioranza parlamentare che sostiene il governo: si tratta, sopratutto di ammiccamenti, strizzatine d'occhio, con le quali si fa capire che per il momento questo riesco a dare ma se hai un po' di pazienza, dall'anno prossimo le mance saranno più consistenti. Non è che anche quest'anno le mance in alcuni casi non siano appetitose. Facciamo alcuni esempi.
L'innalzamento della soglia di applicazione del regime forfettario per le partite Iva (Flat tax) fino a 85.000 euro; una misura che (attenzione) parole del Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, “mina il principio di progressività delle imposte e, sopratutto, crea sperequazioni tra lavoro autonomo e subordinato”. Dello stesso tono le osservazioni di Banca d'Italia. Secondo stime di Confindustria questo ampliamento del regime forfettario comporterà un abbattimento d'imposta di circa il 50% per i soggetti interessati. Per fare un esempio: un reddito lordo (attenzione reddito non fatturato) di 41.500 euro, un lavoratore dipendente paga un Irpef di 8.118 euro, un autonomo 4.592 euro, differenza 3.500 euro (fonte, Sole 24 Ore)
Non solo; questa misura presenta pesanti effetti negativi in relazione ai processi di crescita delle imprese. Uno dei problemi del sistema imprenditoriale italiano (che in Umbria assume connotati ancor più marcati) è il cosiddetto nanismo, la piccola dimensione, fenomeno che riguarda sia il manifatturiero che le costruzioni che i servizi del terziario (e questa è una delle cause dell'assenza di un terziario avanzato e di servizi alle imprese). Ora se il messaggio è: più se piccolo, più resti piccolo, meno paghi, è chiaro che nessuna impresa ha interesse a crescere, caso mai farà il contrario, se grande tenderà a ridurre le dimensioni attraverso operazioni di scorporo (e questa, tra le righe, è la preoccupazione di Confindustria). Complessivamente flat tax incrementale per i soggetti che non rientrano nel regime forfettario ed innalzamento regime forfettario fino a 85.000 euro, drenano risorse pubbliche per circa 1,2 miliardi.
Poi ci sono altre misure, spacciate come interventi di attenzione alle fasce più povere del paese, che nascondono fini ben diversi. Prendiamo ad esempio l'innalzamento delle pensioni integrate al minimo (fino ad un massimo di 600 euro per gli ultra 75enni); anche in questo caso attenzione, la stragrande maggioranza dei percettori di questo tipo di prestazione non sono lavoratori dipendenti, ma autonomi che, nel corso della loro vita lavorativa, o non hanno versato o hanno versato contributi ridicoli (a fronte di dichiarazioni di fatturato bassissime) ed ora si trovano con pensioni di importo basso, ma che comunque rientrano in quel pezzo di società (si potrebbe azzardare blocco sociale) che hanno appoggiato la destra.
Ci sono poi i condoni, circa 12, per altro attivati con norme pasticciate; si pensi alla cancellazione, prima prevista poi lasciate come opzione, delle sanzioni che di fatto azzerava tutte le multe non riscosse dagli Enti locali. In proposito va osservato che normalmente si fanno i condoni per incassare (la logica dei pochi, maledetti e subito), in questo caso i condoni costano 1,41 miliardi di euro.
Ma non finisce qui. C'è tutto il pacchetto di interventi sul versante pensionistico (Proroga Ape sociale, riproposizione Opzione donna e quota 103, il tutto in attesa di una organica riforma di tutto il sistema pensionistico) che sono dei veri specchietti per le allodole, hanno un costo di 600 milioni di euro ed interessano una platea assai ristretta di lavoratori: quota 103 platea potenziale 50.000 soggetti, opziona Donna platea potenziale 17.000 soggetti (dati Ufficio Bilancio Camera).
Infine c'è il taglio del cuneo fiscale; va ricordato che non si tratta di una trovata del Governo Meloni, ma era già stato attivato dal governo Draghi. Il nuovo esecutivo l'ha confermato portando il taglio da 2 a 3 punti ed innalzando la soglia dai 20.000 ai 25.000 euro, mentre restano i 2 punti per i redditi superiori ai 25.000 euro. Risultati i lavoratori dipendenti fino a 25.000 euro lorde pagheranno 1 punto percentuale in meno di tasse, che tradotto in eurosi traduce in aumenti mensili da un minimo di 19 euro mensili per retribuzioni a 10.000 euro, fino ad un massimo di 41 euro per redditi fino a 25.000 euro, che scendono a 30 euro e risalgono fino a 32 euro per i redditi oltre i 25.000 euro fino ai 35.000 euro Peccato che inflazione e caro carburanti e bollette si mangino con gli interessi queste poche decine di euro messe nei salari dei lavoratori dipendenti e per altro rappresentano ben misera cosa rispetto agli sconti fiscali concessi a lavoro autonomo. Da questo punto di vista forse molto più ragionevole ed incisiva si presentava la proposta di Confindustria che, invece di disperdere risorse in mille rivoli, puntava ad un taglio deciso dei contributi dell'ordine di 16 miliardi (il taglio previsto dalla manovra ha un costo di 4,1 miliardi) per i redditi da lavoro dipendente fino a 35.000 euro da dividersi due terzi a beneficio dei lavoratori ed un terzo a favore dell'impresa. In questo modo un lavoratore che guadagna 35 mila euro avrebbe ricevuto un beneficio di 1.223 euro e il cuneo sarebbe sceso al 42,5%, avvicinandosi a quello medio dell’eurozona (42,0%).
Fermiamoci qui, anche se ci sarebbero altre osservazioni da fare su altre elementi della manovra, per centrare l'attenzione su come e dove vengono reperite le risorse per far fronte a queste spese.
Tra le coperture principali ci sono i 2,6 miliardi di prelievo sugli extra profitti delle imprese del settore energetico. Gli extraprofitti delle aziende energetiche italiane sono stimati attorno ai 43,6 miliardi di euro, dei quali 5,6 miliardi solo dell'Eni, (30,1% azioni Eni sono in mano allo stato). Il governo Draghi ne aveva previsti, con un diverso metodo di calcolo, circa 10 miliardi, forse un po' troppi, ma sicuramente si poteva fare qualcosa di più, es. abbassando la soglia dell'incremento medio, che fa da base per la tassazione, fissato al 10% degli ultimi 4 anni. A questi si aggiungono altri 1,4 miliardi derivanti da ulteriori interventi in materia di energia prodotta da impianti alimentati a carbone, olio combustibile.
Soffermiamoci sul dato degli extraprofitti, la cui tassazione prevede un gettito di 2,6 miliardi di euro nel solo 2023 (attenzione si tratta di una tassa una tantum, non è prevista per gli anni successivi)
Mentre si chiedono 2,6 miliardi alle imprese petrolifere, il nostro Robin Hood, blocca l'indicizzazione delle pensioni al costo della vita per pensioni lorde superiori quattro volte il minimo (parliamo di pensioni da 1.500 euro mensili netti in su); una misura che solo nel 2023 produrrà una riduzione di spesa dell'ordine di circa 4 miliardi (e la manovra di bilancio sottostima il dato inflazionistico), che diventeranno 6,4 miliardi nel 2024; 17 miliardi in tre anni La misura interessa circa 3 milioni di pensionati (praticamente un pensionato su 5) ed i tagli vanno da un minimo di 450 euro annui per pensioni lorde di 2.600 euro fino ad arrivare a 2.700 euro per pensioni da 5.600 euro. Ancora una volta la categoria dei pensionati viene usata come bancomat; si chiedono per il 2023 2,6 miliardi ai grandi oligopoli energetici e 17 miliardi in tre anni ai pensionati; se non è questo Robin Hood alla rovescai.
Per non parlare della questione del reddito di cittadinanza, la cui durata massima per il 2023 è ridotta a 7 mesi per i cosiddetti occupabili, prevedendo la totale abolizione dal 2024. La platea degli interessati riguarda 650.000 soggetti che, nel 2023 dovranno frequentare per almeno 6 mesi corsi di formazione (siamo a gennaio inoltrato, qualcuno ha notizia di avvio di corsi) e alla prima offerta di lavoro rifiutata, anche se non congrua, si decade dal reddito. E' arcinoto, dimostrato da una miriade di studi, che la gran parte di questi 650.000 percettori di Rdc, non sono “robusti giovanottoni appassionati di divano”, ma donne attorno alla quarantina senza alcuna esperienza di lavoro o con esperienza lavorativa assai lontana nel tempo e residenti nel Meridione. Sono questi i soggetti che a luglio di questo anno si troveranno senza lavoro, donne che sicuramente ringrazieranno la prima Presidente donna. Da notare che da questo intervento sono attesi circa 800.000 euro di risparmi e 800.000 euro circa sono i costi dell'innalzamento della soglia per la cosiddetta flat tax. Sarà un caso o è l'ennesima prodezza del nostro Robin Hood alla rovescia?
Ma quello che impressione di questa manovra è quello che non contiene. Non ci sono risorse per il Meridione, anzi il Meridione (che ha votato 5 Stelle e quindi deve essere punito) è praticamente ignorato, derubricato. Non c'è una politica di investimenti, per i quali, al contrario, si prevede una spending rewiew di oltre 2 miliardi. Non ci sono risorse per la Sanità; i 2,5 miliardi previsti vanno per la quasi totalità a pagare il caro bollette. Le politiche economiche del governo di destra sono un misto di propaganda, interventi segni posto, che nascondono, al di là del bricolage di annunci di politiche care alle destre, un vuoto di visione di politica economica.
Il problema, purtroppo, è che, a questo punto da parte delle opposizioni, al di là delle giuste critiche e prese di posizioni su alcuni aspetti indigeribili della manovra, al di là della denuncia di norme odiose e vessatorie, manca l'elaborazione di un progetto alternativo, di un organico insieme di proposte in grado di imprimere un radicale cambio di passo per lo sviluppo del paese. Manca quella che una volta si sarebbe chiamata una contro manovra finanziaria. Non credo sia molto complicato articolare delle proposte, passando da una fase difensiva e di denuncia, ad una offensiva e di proposta. Anche su questo punto c'è un consolidato di studi, proposte ed analisi (si pensi alle elaborazioni del gruppo di economisti di Sbilanciamoci).
Credo che questo dovrebbe costituire il terreno di impegno della Sinistra, di una Sinistra che accanto alla denuncia e alla mobilitazione contro gli aspetti più intollerabili di questa manovra sia in grado di proporre un sentiero alternativo, una visione diversa e sia capace di sostanziare questa diversa visione.
Franco Calistri
* il testo riproduce l'introduzione all'incontro organizzato da Coordinamento 2050, sabato 14 gennaio presso la Cgil, dal titolo La Manovra del governo Meloni è Robin Hood al contrario. Le ricadute negative sull'Umbria.
Recent comments
11 years 40 weeks ago
11 years 40 weeks ago
11 years 41 weeks ago
11 years 42 weeks ago