Mancano le parole. Mancano le parole per definire l’ingiustizia della manovra Monti, specie per quel che riguarda la parte sulle pensioni: ignobile, infame (uso questi aggettivi valutando bene il loro significato, giudicandoli appropriati e assumendomene la responsabilità). Si cambia in peggio la vita e il futuro, si annullano i programmi, le aspettative, le speranze, i sogni di centinaia di migliaia, di milioni di persone e di ognuno di loro, singolarmente preso; all’improvviso, dalla sera alla mattina!

Chi l’ha detto che il comunismo massifica la gente e il capitalismo esalta l’individuo?

Che vergogna!! Si raccontano bugie senza ritegno, ai cittadini e al Paese, ai padri e ai figli: sul rischio ingigantito e infondato di bancarotta e crollo imminente dello stato, sul fatto che con i licenziamenti si aumenterebbero le assunzioni, che le poche garanzie sociali rimaste vengono tagliate oggi per darne di più domani e che si ritarda fino all’inverosimile l’età della pensione senza ridurre le opportunità di lavoro per i giovani (e senza che ve ne sia reale bisogno per i conti previdenziali)!

E, poi, per che cosa si chiedono inauditi sacrifici?! Per ingrassare i portafogli di banchieri, burocrati e borghesi ricchi sfondati e egoisti, che la crisi l’hanno provocata e che vogliono curarla con gli stessi sistemi che l’hanno causata!

Mancano le parole per esprimere il sentimento di ripulsa che la manovra Monti suscita: sofferenza, rabbia, indignazione, ribellione, rivolta! Ha ragione Bertinotti!: bisognerebbe fare una rivoluzione! Il punto è che non ne esistono le condizioni. Anche la Grecia, paese non dissimile, politicamente, dall’Italia (socialisti forti, sinistra debole) ha dimostrato che il generoso impegno della sinistra e del movimento di protesta, che ha a lungo infiammato il Paese, non solo non ha provocato sbocchi rivoluzionari (credo, naturalmente, nemmeno cercati) ma non è riuscita ad incidere in maniera significativa né sulle misure antipopolari né sulla situazione politica (almeno per l’immediato, sperando che per il futuro un seme sia stato gettato).

Mancano le parole per rendere l’idea dello sforzo che bisogna fare per non farsi trascinare dall’impulso (o consegnarsi allo scoramento), per razionalizzare l’accaduto (la politica non si fa con i sentimenti) e definire, conseguentemente, una lucida e intelligente strategia politica.

Io spero che il Partito democratico svanisca nel nulla! Ma senza una qualche alleanza col Partito Democratico, la sinistra scompare. Credo che si debba lavorare per acuire la crisi del Pd, per provocarne la destabilizzazione, agendo in conflitto all’interno della stessa coalizione, senza causare vuoti che non siano riempiti o riempibili dalla ricostituzione di una forte formazione della sinistra.

Mancano le parole per definire, forse, la gravosità di questo compito. Ma questa è l’unica strada possibile e necessita di due ulteriori condizioni: la prima è che la sinistra, in questa situazione, avanzi idee, proposte, programmi credibili e realistici; la seconda è che la sinistra si riunisca, da subito, nel Partito del Lavoro, un soggetto politico che consenta la sopravvivenza di identità diverse, ma sia cementato da un unico programma politico e da un solido patto di unità d’azione.

Leonardo Caponi

Ps. Non mancano invece le parole per catalogare il governo Monti che (lo sussurro in un orecchio a chi conosce la storia del movimento comunista) a me pare essere il classico “Comitato d’affari della borghesia”, di leniniana memoria, per le serie “niente di nuovo sotto il sole” e “attualità dei classici del marxismo”.
 

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