Diciamo le cose come stanno. E' un momento confuso ma anche interessante. Intanto la pandemia sembra regredire e questo è l'auspicio di tutti. Mi auguro che col suo regresso regredisca anche l'impalcatura un po' troppo securitaria che ne e' scaturita.

C'è soprattutto un segnale di ripresa di protagonismo sociale. I lavoratori fanno ancora fatica ma si ricominciano a sentire. Il lavoro contemporaneo e' fatto di nuove soggezioni e sfruttamento. Operai licenziati da  multinazionali che portano produzioni in giro nel mondo. Giovani precari sottoposti a condizioni di lavoro da 1800. Rider, corrieri, informatici, anche addetti a produzioni immateriali. Per non dire della logistica, vera e propria giungla fatta di appalti, sub appalti, cooperative, tutto spesso senza lo straccio di un diritto ne' di una regolare busta paga.

E poi i tanti infortuni e morti sul lavoro. Questo universo sociale sta dando pero' segni di resistenza e di lotta. E' stato un bene lo sciopero generale ma non basta, e' necessario legare tra loro tutte queste vertenze e soggetti. Se non si ricostruisce un soggetto di classe non recupereremo mai un punto di vista nuovamente critico nei confronti del capitalismo contemporaneo. Chi lavora deve ritornare centrale.

Da lì puo venire più forza ai movimenti di disoccupati e su temi ambientali.  A proposito, bravissimi i napoletani del movimento  7 novembre, sempre in piazza, non solo sulla loro vertenza ma sull'insieme dei bisogni sociali, carovita, bollette, pandemia, ora anche a fianco degli studenti. E a proposito di studenti un bel segnale anche da loro. Belli i loro imponenti cortei e belle le loro dichiarazioni.

 Respingono una idea della scuola e dello studio dequalificati e tesi solo a  preparare braccia a un lavoro subalterno e sfruttato. Rivendicano, invece, una vera formazione culturale che li renda cittadini capaci di spirito critico. A fronte di questo che comunque si muove abbiamo governi e politica non all'altezza. Ora si fanno la guerra in vista del voto ma poco e male e' stato realizzato in questi anni. E anche sulla pandemia di cui ci si fa scudo non è che abbiano sempre brillato. Ora e' scoppiata la polemica su questa cosa dei referendum. Quelli su temi sensibili non saranno votati, una parte di quelli sulla giustizia andranno al voto. 

Approfondiremo e vedremo come si posizioneranno le forze in campo. Se la contesa andrà nel senso che si intravede, la Lega da un lato e il giustizialismo di M5s e qualche giornalista fiancheggiatore dall'altro, con il pd subalterno,  sara' una occasione perduta. Speriamo si riapra invece un dibattito vero, perché una riforma della giustizia e' davvero necessaria. Nessuno vuole mettere in  mora i giudici che svolgono una funzione essenziale ma certi eccessi davvero vanno corretti. A partire dalla troppa facilità con cui si utilizza la custodia cautelare.

 Sugli altri quesiti ragioneremo. Su questo che negli anni delle  lotte giovanili chiamavamo la carcerazione preventiva non ho troppi dubbi.  La penso ancora come in quegli anni di lotte e battaglie. E la carcerazione preventiva (cioè che va in carcere a volte per anni chi ancora non è stato ne' giudicato ne' condannato), salvo casi specifici previsti, e' una barbarie.
Infine, per dirci appunto le cose come stanno, per interpretare questa fase e questi conflitti, dare loro una prospettiva, servirebbe a sinistra una sponda politica che non c'e'. Nella politica istituzionale neanche a parlarne. Il resto sono piccole anche se generose esperienze ma non bastano.

Stare nella società e nei conflitti, lavorare a rimettere al centro il lavoro odierno e la sua soggettività, sviluppare le lotte, non è dunque una rinuncia nichilista alla politica ma la strada per rifondarla su basi più serie.

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