Lavoro chiama, CGIL Risponde (20 febbraio 2023)
Non autosufficienza, in Umbria i conti non tornano. La denuncia dei sindacati dei pensionati: mancano risorse investite e c’è incongruenza nella programmazione.
Sulla non autosufficienza in Umbria i conti non tornano: manca un milione di euro di risorse investite nel 2021. A denunciarlo in una nota sono i sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil dell’Umbria, che fanno riferimento alla relazione sugli interventi per la non autosufficienza presentata recentemente dalla giunta regionale e dalla quale si evince appunto un sotto-investimento rispetto ai 4 milioni di euro annui, impegnati fin dall’istituzione della legge regionale nel 2009. Cifra che peraltro i sindacati hanno sempre considerato insufficiente, chiedendone il raddoppio.
“Vorremmo confrontarci su questo per capire cosa è successo e soprattutto come si intende avviare la nuova programmazione 2022-2024 - affermano i sindacati - e vorremmo farlo con l’assessore Coletto, perché non è sufficiente il tavolo tecnico attualmente aperto. Tavolo dal quale peraltro emerge una profonda contraddizione. Infatti, mentre il nuovo piano sanitario regionale prevede la riduzione a quattro del numero dei distretti, scelta che abbiamo sin da subito non condiviso, il tavolo sulla non autosufficienza continua a ragionare su 12 distretti e 12 aree sociali, perché l’integrazione tra l’ambito sociale e quello sanitario deve avvenire in maniera capillare possibile sul territorio. L'ennesima dimostrazione di come un piano sanitario costruito dall’alto e senza confronto con il territorio e con i corpi sociali sia dannoso per l’Umbria e i suoi cittadini. Tutto questo - concludono Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil - mentre il numero di anziani in Umbria ed in particolare di quelli non autosufficienti, cresce e il bisogno di risposte per loro e le loro famiglie è sempre più forte”.
Blocco cessione dei crediti edilizi, Masciarri (Fillea Cgil): anche in Umbria rischio di forti ripercussioni occupazionali. Il decreto approvato dal governo sul blocco della cessione dei crediti edilizi desta notevole preoccupazione nel sindacato. Anche in Umbria la Fillea Cgil, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori dell’edilizia e delle costruzioni, lancia l’allarme sulle pesanti conseguenze occupazionali di questa scelta. "Molte aziende nate sulla scia delle ristrutturazioni legate ai bonus - commenta Elisabetta Masciarri, segretaria generale della Fillea Cgil Umbria - dovranno dimensionare la loro attività, con una preoccupante ricaduta sul versante del lavoro”. Un dato ancora più preoccupante se si pensa che l’edilizia in questi due anni post Covid ha trainato la ripresa dell’occupazione. "In Umbria - spiega ancora la segretaria della Fillea Cgil - abbiamo avuto un aumento dal 2019 di circa 3000 posti di lavoro. Per questo come Fillea siamo molto preoccupati per le ricadute sociali di questa scelta".
Secondo la Fillea Cgil al contrario il settore edile, che in questi anni ha contribuito notevolmente all’aumento del Pil, ha bisogno di misure strutturali e ragionate con le parti sociali, in particolare nella direzione della riconversione del patrimonio edilizio. "L’Europa si appresta a discutere di efficientamento del patrimonio entro il 2030, ed in Italia si va al contrario con una misura che blocca di fatto le possibili ristrutturazioni per tutta quella fascia di popolazione che vive in abitazioni più povere ed energivore - osserva ancora Masciarri - Sarebbe invece proprio questa la vera riforma da fare, quella di riqualificare il patrimonio edilizio popolare (in Italia si stima che circa il 35% della Co2 emessa provenga da vecchi edifici). Da anni noi avanziamo la necessità di cogliere la sfida della transizione green, della rigenerazione del patrimonio pubblico e privato, ma con questa misura questa aspirazione viene nuovamente affossata e si lascia solo a chi ha già i soldi la possibilità di accedere alle riconversioni. Una norma per ricchi”.
Ma non è tutto, la Fillea Cgil infatti parla di “tempesta perfetta”, se a quanto già denunciato si aggiunge la riforma del nuovo codice degli appalti, “un tentativo palese di deregolamentazione, che mostra la sua peggior faccia nella liberalizzazione del sub appalto”. "Un peggioramento nella vita dei lavoratori che passerebbero dalla disoccupazione dovuta alla chiusura delle aziende che lavorano nelle ristrutturazione (causa blocco cessione dei crediti) al rischio di lavorare in aziende con meno tutele e minor sicurezza ( causa del sub appalto a cascata) - conclude Masciarri - Lunedì per altro sono stati convocati dal governo le associazioni datoriali e non quelli sindacali. E questo evidenzia quale pensiero ha questo governo rispetto al mondo del lavoro. Crediamo che invece sia opportuno e necessario ascoltare il mondo del lavoro e stiamo valutando azioni di mobilitazione fino allo sciopero generale”.
Sanità, Renga (Fp Cgil): fermare lo smantellamento dell'ospedale di Perugia. “Pronto Soccorso quotidianamente in sofferenza, continuo incremento di letti e barelle nei corridoi delle degenze, servizi malfunzionanti e insufficienti, manutenzione ordinaria praticamente inesistente, con conseguente inevitabile degrado del bene pubblico”. E ancora, “carenza cronica di risorse umane, a causa di mancati investimenti nelle assunzioni, con la conseguente fuga di molti professionisti dalla nostra regione in cerca di una stabilità e condizioni di lavoro migliori”. È un quadro davvero critico quello che la Fp Cgil di Perugia descrive per l'azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Perugia. “Non si può pensare di andare avanti contando sulla buona volontà ed abnegazione del personale – scrive in una nota la segretaria generale della Fp Cgil di Perugia, Donatella Renga – personale che si spende spesso sopra le proprie forze per dare risposte ai problemi dell’utenza”. Quello che serve per uscire da questa situazione, secondo Renga, è “una seria e fattiva politica di investimenti, senza la quale non sarà più possibile garantire un giusto diritto alla salute, come sancito dall’art.32 della nostra Costituzione”.
“Non è invece accettabile – continua la segretaria Fp - una dirigenza che nasconde il proprio immobilismo dietro gli errori delle precedenti gestioni. Abbiamo assistito dal post-concorsopoli a varie nomine e sostituzioni di direttori e forse proprio qui sta il problema – conclude Renga - per andare avanti non bisogna sostituire per sostituire, ma sostituire per cambiare”.
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