L'ACQUEDOTTO DI PERUGIA DIMENTICATO (il Circolo di Ponte d'Oddi)
L’ULTIMA CHIAMATA-PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI - Nell’attività sociale e culturale che dalla sua nascita contraddistingue il “Circolo Ponte d’Oddi” c’è da anni l’impegno nella salvaguardia del territorio e nella conservazione dei beni architettonici che vi si trovano, in particolare di quanto rimasto di ciò che portava l’acqua alla Fontana Maggiore consapevoli del fatto che “Conservoni”, “Arconi”, “Botticelle”, “Condotti” non sono né elementi separati dalla Fontana Maggiore né secondari supporti di essa ma parte di un’unica grande opera che dalle sorgenti di Monte Pacciano portava acqua alla Fontana di Piazza, grande esempio (forse il più grande) di scultura, ingegneria e idraulica del Duecento.
È all’interno di questa visione che nel 1995 al “Circolo Ponte d’Oddi” si tenne una conferenza su “Via dell’acqua, da Montepacciano alla Fonte di Piazza” con l’intento di rendere chiaro a Istituzioni locali e cittadinanza lo stato di abbandono dei tracciati dell’acquedotto: Arconi del 1322 compresi. Da allora, dopo saltuari interessamenti della Soprintendenza e delle Amministrazioni comunali poco di concreto è stato fatto e quel poco è stato progressivamente abbandonato a sé stesso per cui la sentieristica tra il Vecchio e il Nuovo Conservone di Montepacciano versa in condizioni disastrose: sentieri del tutto ricoperti da arbusti e impraticabili; parapetti finiti a terra e abbandonati alle intemperie, alberi non rimossi giacciono a terra ostruendo il passaggio nei sentieri anche ai più avventurosi.
Un capitolo a parte merita lo stato di conservazione degli Arconi delle Piagge, dello Spinello e di Ponte d’Oddi. Iniziata la loro costruzione nel 1317 dai maestri Paolo Barzi e Cola Gabolfi dopo varie vicende, vuoi per le tecnologie utilizzate e le complessità tecniche, furono abbandonati tornando grazie all’ingegner Cerrini, stimato tecnico del comune di Perugia, al percorso del primo acquedotto del veneziano “maestro d’idraulica” Boninsegna. Quanto rimasto degli “Arconi” in città e nella campagna di San Marco-Ponte D’Oddi testimonia un’opera ardimentosa: il primo acquedotto in Italia, forse in Europa, che portava acqua per pressione e non per caduta come quelli costruiti dai romani.
Dei 43 Arconi che c’erano nella campagna ne rimangono visibili appena 13 tutti pesantemente aggrediti dai rampicanti. Se non non si interverrà nel più breve tempo possibile, non solo Perugia ma anche il nostro Paese perderanno un’opera unica nel suo genere. Una meraviglia che dalla Fontana ai Conservoni mette insieme città e campagna che non può e non deve essere lasciata all’abbandono e a un non lontano prossimo definitivo crollo.
Noi del Circolo Ponte D’Oddi dall’ormai lontano 1995 andiamo dicendo che è indispensabile intervenire per salvare ciò che rimane degli Arconi e creare un percorso ciclo-pedonale che parta dalla sorgente della Barigiana fino alla Fontana Maggiore dalle svariate opportunità che vanno da un utilizzo individuale e di gruppo, adatto alle scolaresche e a un turismo non frettoloso. Sarebbe un cammino antropologico, sociale, storico e artistico che, lo hanno potuto verificare le persone che ci hanno seguito negli itinerari organizzati in questo periodo, offre sguardi sull’Umbria, testimonianze vegetali, architettoniche, artistiche di varie epoche alcune delle quali di primaria importanza. Un percorso ci sentiamo di dire indispensabile per perugini e perugine essendo – questo non dobbiamo dimenticarlo - anche sentimentale rinforzando con ciò che significa, ciò che dice, ciò che mostra, ciò che è il legame tra i perugini e la loro città, tra i perugini e la loro Fontana che da Monte Pacciano arriva a Piazza IV Novembre per mostrare a tutte e tutti la sua inarrivabile bellezza.
I 13 Arconi dell’Acquedotto medievale sono lì, sommersi dai rampicanti nella campagna tra san Marco e Ponte d’Oddi , a ricordarci tutto questo ed anche che la loro fine è vicina se non si prenderanno da subito provvedimenti necessari a loro e ancora di più a tutte e tutti noi.
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