La guerra ha gli occhi di un bambino (Giovanni Dozzini)
Diego fa dieci anni tra un mese, e ha paura della guerra. A scuola non si parla d'altro, dice appena vado a prenderlo all'uscita. Con le maestre? No, tra i bambini. "La Russia sta per attaccare l'Ucraina. La Russia ha attaccato. La Russia sta vincendo la guerra. La scuola sembra un telegiornale".
E certo, non poteva essere altrimenti. Aspettavo questo momento da due giorni. Allora provo a spiegargli. Una cosa più di tutte: non deve avere paura. Tristezza sì, paura no. Ma se dal cielo arrivassero le bombe anche qua? La sua paura è questa, e su questo sento di dover essere categorico. Non succederà. È impossibile. La guerra non arriva dappertutto per il solo fatto di essere iniziata, gli dico, anche se so che non è vero. Le guerre scoppiano per motivi ben precisi, anche se questa volta è difficile capirli fino in fondo anche per gli adulti. Comunque provo a spiegare, perché non c'è niente di più spaventoso di ciò che non conosciamo. La prendo larga, parto dalla Seconda guerra mondiale, e come sempre spiegando a lui finisco per fare chiarezza anche nella mia mente, rendendomi conto di non essermi mai accorto di un sacco di cose. Lui vuole sapere chi ha ragione e chi ha torto, chi sono i buoni e chi i cattivi. Ai tempi della Guerra Fredda, per esempio, l'Italia stava coi cattivi? Non esattamente. No. Dire buoni e cattivi è impossibile, gli dico, l'unica volta in cui è stato certo, di recente, c'erano di mezzo Hitler e Mussolini. Continuo, arrivo alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, arrivo alla Nato, gli racconto cos'è e cos'è stato l'allargamento a Est degli ultimi trent'anni. Infine l'Ucraina: un Paese in cui la democrazia è debole, dove in pochi anni si sono susseguiti mezzi colpi di Stato e mezze rivoluzioni, mentre dall'altra parte c'è un dittatore che della democrazia non vuol nemmeno sentire parlare, e che non vuole che la Nato, e cioè gli americani, gli piazzi le sue basi e le sue armi a un metro dal confine. A quel punto, proprio mentre gli dico che naturalmente invadere un altro Paese è un atto inacettabile e criminale, Diego mi confessa che ha un'idea: "Perché non creano un nuovo Paese neutrale tra la Russia e l'Ucraina, una striscia stretta proprio al confine?". Ecco quindi uno statista di dieci anni che a quanto pare non la vede troppo diversamente da Putin. Forse gliel'ho fatta troppo semplice, e comunque continuo ad argomentare. E soprattutto devo tranquillizzarlo, così gli assicuro che la Nato, cioè noi, non farà mai la guerra ai russi. Gli imponiamo le sanzioni: come se smetti di fare la spesa all'alimentari sotto casa dopo aver saputo che il proprietario picchia la moglie. Mica gli meni a tua volta, lo boicotti. Anche se magari è l'unico in tutta la città a poterti vendere la Nutella (la Nutella è il gas dei bambini, sì). Insomma argomento. Non per ore, eh, una decina di minuti. Alla fine lui chiosa in modo più canonico e prevedibile: "Se comandassero i bambini le guerre non ci sarebbero. Che ce ne frega a noi di queste cose". Allora mi sento costretto a prendere le distanze da questa deriva retorica un po' alla Gramellini: "Guarda che tutti gli adulti sono stati bambini. Anche molti bambini di oggi, crescendo, diventeranno stronzi. Preparati".
Lui ne prende atto.
Infine, insisto sul fatto che la guerra in Ucraina è lontana, e che purtroppo ci sono già molte altre guerre in tutto il mondo. Parecchie iniziate dagli americani o dagli europei o dai loro alleati: la Libia, lo Yemen, e poi la Siria, e le macerie e le braci in Afghanistan e Iraq, tanto per cominciare. E solo poco più di vent'anni fa la guerra era anche più vicina, in ex Jugoslavia, e la Nato finì per bombardare Belgrado. "Ma no! - salta su lui - Come Belgrado? Ma perché?". Eh, la storia è lunga. E la pasta in bianco sul piatto. Farguglio qualcosa e gli metto il telecomando in mano, ma prima cambio al volo canale: dal 48 al 44, da Rainews24 a "Curioso come George". Saranno giorni difficili, settimane difficili, anni molto, molto difficili.
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