La guerra, le bombe e il nucleare (di Paolo Brutti)
Si parla apertamente del rischio di un confronto nucleare in Ucraina. La cosa è inaudita e le conseguenze mostruose. Che questo non possa accadere non deve rimanere una speranza ma qualcosa che coinvolga il nostro agire quotidiano. Non sento che questa preoccupazione è presente in mezzo alla gente e nell’opinione pubblica. Forse siamo ancora convinti che questo non possa succedere per il precedente del confronto tra USA e URSS, che introdusse principi di razionalità nella corsa agli armamenti nucleari e ci convinse tutti che il rischio nucleare era uno strumento di deterrenza più che una realtà utilizzabile militarmente. Ma oggi le cose non sono più così. La NATO ha rielaborato completamente la sua strategia verso la Russia definendola una forza militare avversaria e da ridurre nella sua influenza globale. Inoltre ha pianificato lo svolgimento dell’ z cosiddetta “Nuova battagli di aria e di terra” che ha per teatro l’Europa e prevede l’uso di armi nucleari tattiche, dov’è questa parola è abbastanza equivoca e indica a volte la potenza degli ordigni e altre volte la loro gittata. Poiché però in questo momento l’attenzione è rivolta al comportamento della Russia converrà esaminare quale siano i principi cui si uniforma la sua strategia.
La strategia militare russa prevede l’uso di armi atomiche solo nel caso di grave e irrimediabile pericolo per il territorio della Federazione. In tal caso l’uso è consentito e l’ordine di attacco è deciso da diversi livelli della difesa, a seconda delle armi nucleari che si vogliono utilizzare. Per quelle intercontinentali e strategiche occorre l’autorizzazione del presidente della Federazione. Poi si scende e per quelle tattiche con gittata entro i due chilometri l’ordine è dato da un comando di battaglione ed è eseguito anche da un ufficiale al comando di una compagnia che si trova nel luogo dell’attacco al territorio russo. Deve esserci, conviene ripeterli, un attacco di elevato rischio di compromissione per parti del terreno sotto l’autorità statale dei russi. Se nei comandi della Federazione, ai vari livelli, si ha la percezione che questo rischio di compromissione si sta proponendo, l’ordine procede spedito e il comandante sul campo sceglie il tempo e il modo della risposta nucleare tattica.
È evidente che una volta innescato il processo il rischio di errore è molto grande. Fino ad ora gli attacchi ucraini nel territorio russo sono stati sporadici e adatti solo a produrre danni logistici. Se però venissero svolti i referendum di annessione e dessero risultato positivo allora il Donbass diverrebbe territorio russo. Gli attacchi ucraini al Donbass non avrebbero un significato di danneggiamento logistico ma di occupazione militare di spazio effettivo della Federazione Russa. In questo caso potrebbe essere ordinata la messa in all’erta del comparto nucleare e avviata la procedura di risposta nucleare tattica. Quindi dopo i referendum il rischio di un colpo nucleare tattico diviene del tutto possibile. La reazione della NATO e degli USA dovrebbe valutare il ricorso ad un lancio di missili nucleari da parte della NATO dal territorio europeo oppure anche da quello americano o la messa in volo di bombardieri strategici. Questo provocherebbe una risposta nucleare russa sul territorio europeo o anche americano. Si potrebbe pensare di ridurre il rischio fornendo queste armi all’Ucraina. Ma il supporto tecnologico e di sicurezza da parte degli USA sarebbe tale da configurare una cobelligetanza diretta e quindi una risposta globale russa.
Data la situazione che ho descritto circa il modo in cui oggi la NATO giudica la Federazione Russa, credo che il governo russo sia pronto a questa prova estrema in quanto ritiene che la strategia della NATO sia un attacco diretto alla sua sopravvivenza. Penso che nella NATO, nei paesi europei e anche negli USA non si sia pronti a questa evenienza. Quindi nessuno dovrebbe spingere le cose fino a provocare la reazione nucleare russa. In questo senso i referendum possono esercitare una funzione per la ripresa di un ragionato processo che porti almeno al cessate il fuoco.
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