Fenomenologia del tifoso di Rocco Dozzini
FENOMENOLOGIA DEL TIFOSO
Il vero tifoso di un squadra di calcio prima di tutto, prima di amare la propria squadra, prima di gioire, prima di soffrire, prima di odiare le squadre avversarie ha un'unica grande ossessione: odiare i giocatori della propria squadra che ritiene scarsi.
Nei (miei) anni d'oro, quando ero un tifoso appassionato, ho messo all'indice, in attesa di mandarli al rogo, decine di calciatori.
E' un misto di sentimento e ragione molto forte: odi perchè vuoi difendere la tua squadra dai danni che il pippone causa, ma odi anche perchè vuoi che le prestazioni del reietto confermino la tua capacità di giudizio sui calciatori.
Finisci così per guardare la partita con una sorta di strabismo: tifi come un matto per i dieci (a volte nove, a volte, quando è un'annataccia, otto) calciatori della tua squadra ,ma quando la palla va al poveretto gli gufi come nemmanco al peggiore degli avversari. Non poche vittorie della mia squadra le ricordo avvelenate dal fatto che il reprobo avesse segnato, o giocato bene.
Molti di quelli che all'epoca mi facevano infuriare non li ricordo nemmeno, o ne ho un ricordo sfumato. Ricordo agli albori del mio tifo Sabato e Orlando, ma quand'ero più ragazzotto sono arrivati i veri nemici, quasi sempre centrocampisti dal passo improbabilmente lento, tendenti al narcolettismo.
Sforza, Scifo, poi il peggiore di tutti: Paulo Sousa, ex juventino che sfrattò un mito come il Cholo Simeone per venire a trascinarsi in campo nell'Inter di quegli anni, talmente lento da essere sorpassato a velocità doppia dai massaggiatori che entravano a soccorrere gli infortunati. Ricordo quando l'Inter se ne liberò: ero a Santa Clara e telefonai a casa per sapere se fosse tutto a posto. Mio fratello senza nemmeno salutarmi mi disse subito "Abbiamo dato via Sousa, è andato al Parma in cambio di Michele Serena". Ricordo la leggerezza che provai quando chiusi la telefonata, arrivai a pensare che Che Guevara mi avesse fatto la grazia.
Poi la coppia difensiva più lenta e goffa della storia, Fresi e Galante, Seedorf che trascinava il suo culone neghittoso quando rientrava dopo aver perso un altro pallone, e ricordo i Turchi che oggi hanno in Chalanoglu un degno erede, solo che io di passione non ne ho più e quindi non lo odio nemmeno un pò.
L'altra faccia della luna erano gli Idoli, Intoccabili, Venerabili, Infallibili.
L'Inter più affascinante e adorata della storia è stata quella di Ronaldo, Recoba e Kanu. Il migliore giocatore della storia del calcio e due geni un pò azzoppati.
Chi tocca gli idoli viene colpito dall'ira funesta.
Per dire, io per difendere Recoba ho preso a male parole Eduardo Galeano, un genio assoluto, e Gianni Mura, che pure erano miei ospiti a Perugia.
Non vi preoccupate, nel frattempo sono guarito, e non sono più tifoso, rovinato dal fatto che il calcio è diventato un lavoro. Vi basti sapere che sopprto Brozovic senza nessuna fatica, e mi piacciono Rafael Leao del Milan e Barrow del Bologna.
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