“E' ormai chiaro a tutti che il tema sicurezza è stato agitato negli anni dalla Lega in modo strumentale e solo per trarne vantaggi elettorali. Oggi l’argomento è scomparso dall’agenda politica delle Giunte di destra, comunali e regionali, e riaffiora in modo superficiale solo quando un amministratore della Lega subisce un furto. Episodi come questi, insieme a molti altri che ritroviamo nelle cronache quotidiane, demoliscono l’immagine irrealistica di una regione e di una città rese sicure dalla Lega. Gli amici di Salvini hanno provato per anni ad insistere con una propaganda che oggi, di fronte a quanto sta succedendo a Terni come a Perugia, appare ormai spuntata e quasi ridicola”. Lo dichiara il consigliere regionale Fabio Paparelli (Pd) evidenziando che “più volte e a tutti i livelli il Partito Democratico ha chiesto di affrontare il tema in maniera seria e propositiva, applicando, ad esempio, quanto previsto dalla legge regionale 13, in materia di promozione del sistema integrato di sicurezza urbana, che chiede alle istituzioni regionali e comunali di partire dall'analisi dei dati, dal confronto con le forze dell'ordine e con tutte quelle autorità statali che si occupano di sicurezza, essendo le prime, le più autorevoli protagoniste su questa materia”.

Per Paparelli “affrontare in modo serio e non strumentale la questione, attuando le leggi regionali esistenti in materia, avrebbe permesso di programmare risorse idonee ad incentivare quegli strumenti che in passato hanno dimostrato di portare risultati tangibili: la videosorveglianza, il contrasto al degrado urbano (notevolmente aumentato), una pubblica illuminazione efficiente, oggi dimenticata insieme ai progetti ed alle risorse di Agenda Urbana. Si sarebbero inoltre potute creare le condizioni per un uso più efficiente delle pattuglie della Polizia municipale, garantendo un migliore presidio del centro storico e delle periferie. A tutto questo - conclude Fabio Paparelli - la Lega di Terni è sorda perché predilige le strumentalizzazioni ad hoc piuttosto che misurarsi con la capacità di governo e di programmazione, senza curarsi delle conseguenze che queste non scelte avrebbe comportato per i cittadini”. 

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