Fabio Catterini: una breve analisi del voto della Elezioni omunali
E’ appena terminata la tornata elettorale delle comunali e già si scaldano i motori per le elezioni regionali. E allora via, a testa bassa fino a novembre (o forse dicembre); ma sarà una partita diversa. Prima di reimmergerci nelle cose di “casa nostra”, ossia di Todi, vale la pena tirare le fila delle amministrative appena chiuse con un occhio alle prossime elezioni regionali, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di alcuni personaggi politici locali, leggasi Sindaco di Todi, alla ricerca di un “posto al sole”, nonostante tutto e contro tutti.
Mi limito ai Comuni per i quali ho seguito la campagna elettorale, ossia Marsciano e Perugia.
A Marsciano va apprezzata la coerenza di Moretti che ha superato le iniziali difficoltà di coalizione, dettate dai soliti noti. Gli emuli del fù Bettino (Craxi) che pensavano di dare le carte con il presunto (o forse il paventato o millantato) 4% di preferenze, hanno solo complicato il lavoro di chi aveva un programma di governo; alla resa dei conti si sono trovati con un pugno di mosche in mano (come era prevedibile!).
E’ stata premiata la schiena dritta degli attori principali e la posizione di Moretti che è andato avanti, nonostante tutto. L’avversario si è dimostrato quello che era, ossia un gigante con i piedi di argilla che al primo scossone è crollato miseramente (al primo turno!), complice, a mio modo di vedere, il “fuoco amico”.
Perché è crollato? Perché la destra marscianese, a trazione leghista, era stata eletta per sfondare tutto; un voto di protesta, di pancia, basato su poche idee e tanta retorica (rimarrà nella storia il comizio di Salvini a Marsciano nel 2019: “riapriremo gli Ospedali che il PD ha chiuso”). Una coalizione di persone che, in massima parte, non aveva la minima idea di cosa andava a fare. Leggasi, quanto a Marsciano, la gestione della Zona Sociale 4; zero
bilanci, opacità e pressapochismo, mai un rendiconto delle risorse; ancora oggi non si sa quanti soldi ci sono in cassa, perché non sono stati spese e, soprattutto, chi ha deciso gli impegni, con buona pace
dei cittadini. Diceva Andreotti che in Italia esistono due tipi di matti, quelli si credono Napoleone e quelli che vogliono risanare le Ferrovie dello Stato. A questi si sono aggiunti, recentemente, gli imbonitori, i cd. uomini
del fare, che alla resa dei conti si sono dimostrati inconsistenti. Comunque, il risultato non era scontato; anzi, se Moretti non avesse tirato dritto, probabilmente non ce l’avrebbe fatta.
Il “fuoco amico”: andare a Marciano per raccontare barzellette e denigrare i cittadini che si impegnano nei comitati di difesa dell’Ospedale della Media Valle del Tevere e stata una coltellata alla schiena. Le risate della platea dei fedelissimi si sono trasformate in voti contro da parte dei cittadini, ossia delle persone normali. Quelle risate hanno certificato la distanza siderale tra una giunta autoreferenziale e il sentimento delle persone.
Autore del misfatto, ancora una volta, il Sindaco di Todi; uno che sì, è vero, è abituato alla boutade, ma che normalmente sa fare di conto; quindi, è consapevole delle conseguenze delle sue azioni e, credetemi, non si fa troppi scrupoli. Che Dio ci protegga!
Quell’uscita, più che un endorsement per una alleata in piena campagna elettorale, è stata una cannonata ad “alzo zero” per spazzare via una possibile forza ostile sul territorio della Media Valle del Tevere, ossia la Lega marscianese e quel che resta di Forza Italia sulle sponde del Nestore. La lezione è: dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Dio.
Perugia: risultato inaspettato, ma non tanto. Perugia è una città particolare: è una prima donna, per tradizione, per livello culturale e per spirito. Una città che non tollera sonnolenza ed immobilismo, che vuole sempre emergere, non per velleità, ma perché sa di averne le capacità; città aperta al mondo (l’Università per stranieri), tollerante e democratica (uno dei suoi figli più illustri è Aldo Capitini), aperta alle innovazioni (sia in campo industriale che urbanistico), spavalda e coraggiosa (ricordiamo i fatti del giugno 1859).
Insomma, una città tutt’altro che conservatrice. Tutte aspirazioni tradite dalla seconda Giunta Romizi, che verrà probabilmente ricordata più per il bon ton del Sindaco che per le iniziative (al netto degli ultimi due mesi!). Nell’aria si respirava da tempo una voglia di cambiamento. La pazienza era finita!
Romizi, da perugino doc, queste cose le sapeva benissimo; si è accorto che il “tocco magico” non c’era più; ce l’ha messa tutta (la faccia!), ma non è bastato. Non è bastato lui, il suo atteggiamento rassicurante, il suo equilibrio e la sua indubbia intelligenza politica. Chi non lo aveva capito è Fratelli d’Italia, un partito caratterizzatoda una dirigenza che in Umbria, da ultimo, si è distinta per arroganza e miopia, tanto da perdere tutti e due i capoluoghi di provincia: ha imposto il candidato a Terni ed ha perso; ha messo il proprio candidato a Perugia ed ha perso. Ma allora la Ferdinandi? Vittoria incarna lo spirito dei tempi: personalità e chiarezza. Non ha fatto una campagna elettorale sulla persona, ma sul pensiero e sull’atteggiamento, convogliando su questi binari tutta la coalizione: ha sostanzialmente cavalcato la polarizzazione del voto ed ha vinto.
Ha vinto perché l’Italia, tanto meno l’Umbria, non è di destra; è solo stanca e sfiduciata. Ha vinto perché, come diceva Moretti (il regista), ha detto qualcosa di sinistra, cioè, ha parlato di eguaglianza, rispetto delle persone,
economia e progresso sostenibile (prima di tutto sostenibilità sociale!); lo ha fatto con empatia, con gioia, senza far ricorso alle paure delle persone, alla demonizzazione di qualcuno e qualcosa.
Inclusiva ma netta. Aperta ma chiara. È stato veramente bello. Sono state determinanti le forze di centro, le liste civiche, che hanno funzionato perché hanno mandato un messaggio leggibile, hanno preso posizione. Questa probabilmente è la lezione che si trae dagli esiti di questi due voti. Sono determinanti le forze moderate, le liste civiche, ma non tutte, solo quelle che sanno trasmettere la loro identità e sono coerenti, riconoscibili.
A Marsciano le liste civiche che non si sono schierate hanno ottenuto un risultato modesto: non si capiva chi fossero e cosa volevano: il né a destra né a sinistra non funziona più. A Perugia le liste civiche a sostegno della Ferdinandi, le forze di centro che hanno dichiarato il proprio campo di appartenenza, sono andate bene.
Male Monni, perché è rimasto nel mezzo, senza identità.
Malissimo Fora, che con un solo colpo ha stracciato la sua credibilità politica ed ha disintegrato Civici X. Peccato.
Ora ci avviamo alle elezioni regionali: i partiti avranno capito la lezione o insisteranno nel gioco delle nomine calate dall’alto? Di certo, per tornare a Todi, la lezione l’ha capita bene Ruggiano ed ha iniziato a lavorarci per tempo. Prima ha “bonificato” il terreno, attendendo senza troppe ansie la dipartita della neoforzista Francesca Peppucci, oramai fuori da tutto (regione, europa, cariche di partito), poi silurando a modo suo la Collega Mele; da ultimo prendendo a schiaffi i dirigenti di Forza Italia.
Si, perché annunciare un “partito” degli amministratori locali a pochi mesi dalle regionali, in un contesto di forze di governo, non si era mai visto! Il Sindaco di Todi, politico navigato, ha da tempo capito l’aria che
tira ed ha giocando d’anticipo. Ha preparato il campo in modo di non avere avversari, almeno a livello locale; ha atteso l’esito di Perugia che ha determinato il crollo (o almeno lo stallo) delle quotazioni di Romizi, quindi si è sostanzialmente autocandidato, fuori da ogni schema e contro tutti.
Io, se fossi un politico/amministratore locale di centro destra, comincerei a guardarmi alle spalle. Noi? Bene, ma non avevo dubbi. L’idea introdotta a Perugia con il manifesto "Un patto avanti: ampio, plurale, tuo" è la scelta giusta. Una scelta di campo, quello del centro sinistra, all’interno del quale la componente civica ha il ruolo di far valere le idee e l’atteggiamento riformista, schieramenti legati al territorio ma con ideali chiari, forti e non negoziabili, ossia il perimetro costituzionale, l’uguaglianza sostanziale, lo sviluppo socialmente sostenibile, la legalità e la buona amministrazione, il metodo democratico.
Si sta aprendo una stagione di profondo cambiamento, nella quale i territori devono essere protagonisti, devono esprimere la loro forza, ma i loro rappresentanti, soprattutto civici, non devono lasciare adito a dubbi circa il loro posizionamento, il loro pensiero. Il campo largo funziona se i confini ed i contenuti sono ben tracciati ed i protagonisti sono credibili.
Fabio Catterini (Capogruppo Civici Per Todi)
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