di Giuseppe Castellini

Non so voi, ma io provo un senso di liberazione dopo che Trump ha perso le elezioni Usa. Come tutti i populisti di un certo tipo, ce ne ha fatte vedere di tutti i colori: caudillismo, prepotenza, arroganza, mancanza di ogni principio che non sia quello del più forte, razzismo, goffaggine, impreparazione, ignoranza, violenza verbale (che scatena in non pochi quella fisica), menzogna continua, indecenza, forte tendenza ad aizzare le divisioni perché è in questo estremismo che il populista di un certo tipo prospera, spregio del bene comune, mancanza di ogni visione se non quella dell'interesse di breve periodo (l’autorevolezza degli Usa nel mondo è precipitata), mancanza di empatia verso i meno fortunati, tendenza all’eversione delle strutture democratiche e liberali e così via.

Un uomo totalmente amorale (il suo timore, a mio parere, è che ora che non è più al potere possa venire fuori tutto quello che potrebbe aver commesso) che ha nuociuto prima di tutto agli interessi americani di lungo periodo e anche a quelli di lungo periodo dell'Occidente.

Ha insomma seguito la classica parabola triste e dannosa dei populisti di un certo tipo (perché l'America ha avuto, con Teddy Roosevelt e altri presidenti, anche un populismo buono, nel senso di protezione dei ceti medi e delle fasce meno abbienti dalla prepotenza delle grandi corporations), di quei ‘caudillos’ che in verti momenti della storia affabulano le persone con la demagogia, sfruttando a proprio esclusivo vantaggio le difficoltà e i momenti di stanca delle democrazie con un linguaggio terra terra, con messaggi facili facili, con un sottofondo di violenza sempre presente, grattando le pance piuttosto che accarezzando le menti, aizzando le divisioni, tirando fuori gli istinti peggiori delle persone, invece che il meglio.

Il populismo di un certo tipo recita in farsa e in farsa finisce, quando (per fortuna molto meno nelle democrazie mature, dove generalmente finisce nei tribunali) non in tragedia. Lascia ferite da rimarginare, danni da riparare, un senso di spossatezza nel corpo sociale, da cui ha succhiato le energie vitali per poi cinicamente sputarle. E le ferite da rimarginare sono tante, se quasi la metà degli americani hanno votato per lui, abbagliati ancora da questa miscela tipica dei ‘caudillos’.

Ma la tenuta democratica degli Stati Uniti, il prevalere – seppure di misura - della forza della democrazia liberale apre scenari nuovi e migliori per tutto l’Occidente, rilancia l’idea della società aperta rispetto a quella chiusa e gretta che è la ricetta populista. Il populismo di in certo tipo, con certi toni, con certi messaggi sottesi, con le sue bugie e con certi atteggiamenti a mio parere subisce per fortuna un brutto colpo ed è in ritirata. E questo è un bene di per sé, ma non basta.

Perché le ragioni profonde della crescita del populismo di un certo tipo, come ha dimostrato anche il voto Usa, restano. E vanno comprese. Come vanno compresi quei tanti elettori che guardano alla soluzione populista. La democrazia liberale deve saper offrire le risposte, molto diverse da quelle facilone dei ‘caudillos’ ma efficaci, eque. Bisogna cambiare il modello di sviluppo, produrre prosperità in un contesto di inuguaglianza tollerabile, sanare le ferite dei danni prodotti dalla versione ‘turbo’ del capitalismo. L’esplosione delle tecnologie digitali può essere un forte rilancio delle prosperità, ma anche l’allargarsi di nuove disparità. Occorrono politiche economiche adeguate, sorrette da una visione del mondo. E occorre puntare sulla sostenibilità a 360 gradi (ambientale, economica e sociale) che non viene da sé, ma con una serie di politiche. Comunque vada, certamente si è aperta una nuova fase, si gioca una nuova partita. E con essa, dopo la ‘doppia nottata’ dannosa e triste (il turbocapitalismo e il populismo di un certo tipo nato sui danni del primo), si apre una nuova possibilità.

Adesso non si getti alle ortiche, mi riferisco anche al nostro Paese, questa nuova speranza di un possibile rilancio della democrazia liberale. Che ha il suo treppiede in giustizia, libertà, prosperità.

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