La nostra organizzazione sindacale ritiene fondamentale che il sistema sanitario  pubblico abbia un ruolo centrale nel prevenire le patologie e nella loro cura. Purtroppo da decenni alcune norme ,che sono andate nel senso contrario alla storica  riforma (833/78), hanno ridotto le risposte ai bisogni di salute dei cittadini e  consentito a soggetti privati di investire e trarre profitto dal settore sanitario grazie  alla politica degli accreditamenti ed anche dell’introduzione in alcuni contratti di  lavoro del welfare aziendale. 

Questa politica sanitaria incentrata su di un finanziamento fortemente  insufficiente,rispetto ai bisogni di cura e prevenzione, da parte dello stato,anche in  conseguenza delle disposizioni europee in merito alla spesa pubblica. L’applicazione delle leggi del libero mercato alla sanità pubblica provoca disastri  sociali come i paesi anglosassoni ci hanno ampiamente dimostrato. La pandemia relativa al covid 19 ,grazie anche alla sua iniziale sottovalutazione,ha  messo alle corde un sistema sanitario depotenziato, in cui l’insufficienza delle  strutture territoriali non ha consentito di dare risposte efficaci relegando ai presidi  ospedalieri la soluzione degli immensi problemi sanitari che una pandemia comporta. Il PNRR,con tutti i suoi limiti, sopratutto in merito alla assunzione di personale,è una opportunità economica rilevante per costruire case ed ospedali di comunità  consentendo ai presidi ospedalieri di svolgere appieno la loro funzione. Spetta alle regioni presentare opportuni piani di realizzazione. 

Tutto il personale medico convenzionato con le regioni deve essere utilizzato per  consentire alle case di comunità di svolgere la loro funzione nelle 24 ore. La mancanza di personale sanitario è dovuta in parte al numero di accessi consentiti  all’università ma in gran parte alla scarsa remunerazione del personale sanitario che  induce molti ad integrare il proprio reddito con attività intra o extra moenia oppure ad abbandonare il sistema sanitario pubblico a favore di quello privato. I contratti nazionali della sanità,sia del comparto che della dirigenza andrebbero  sottoposti a referendum in modo che i sanitari possano esprimere la loro opinione  prima che la firma di alcuni sindacati possano,firmando,rendere esecutiva la sintesi di una trattativa che incide in maniera determinante sia sulla retribuzione sia sulla  qualità della vita sociale dei sanitari. La situazione è talmente critica che concedere,anche se in modo provvisorio,di  svolgere attività extra moenia al personale del comparto,non risolve il problema  enorme delle liste d’attesa e dilata in maniera preoccupante l’orario di lavoro. 

 UMBRIA - Nella nostra regione il dato dei pazienti in attesa di prestazioni sanitarie raggiunge la  cifra importante di oltre 70000. Sono necessari provvedimenti urgenti affinché la lista d’attesa per interventi ,visite ed accertamenti diagnostici sia ridotta drasticamente. 

 LE NOSTRE PROPOSTE : Rivedere le dotazioni organiche di tutte le ASL ed Aziende ospedaliere. Il calcolo del personale sanitario necessario alla cura ed assistenza deve essere  realizzato in base alla complessità assistenziale ed alla linee guida nazionali ed  eventuali congedi previsti dalle normative in vigore. Ridurre drasticamente le convenzioni con le cliniche private ed investire le risorse  economiche risparmiate nel potenziamento delle case ed degli ospedali di comunità  assumendo il personale sanitario non medico necessario. Tutti i medici convenzionati con la regione debbono svolgere turni nelle case della  salute aperte 24 ore. L’attività libero professionale deve essere sospesa se l’attesa per l’attività  istituzionale non urgente (esami diagnostici,interventi,visite) supera 30 giorni. Gli ospedali delle zone disagiate debbono svolgere appieno la loro funzione come ad  esempio l’ospedale di Città della Pieve. La mobilità sanitaria ha un senso solo per prestazioni molto specialistiche,altrimenti è una vessazioni contro i cittadini costretti a percorrere kilometri per effettuare un  esame,a cui è stata prelevata l’addizionale regionale in busta paga,che all’80% circa  serve per il finanziamento della sanità. Qualsiasi accordo dell’Umbria che comporta mobilità attiva ovvero aumento dei  ricoveri di pazienti provenienti da altre regioni per patologie comuni va disdetto,con  la sola eccezione delle zone disagiate.
I cittadini Umbri debbono avere a disposizione un numero di posti letto sufficienti.  cubperugia@gmail.com

 

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