Certo giornalismo come escrescenza tumorale della professione
L'assist di Musk: ‘Voto Trump’. Biden è sull'orlo della disfatta”. E' il titolo de Il Giornale (versione online) dell'8 novembre scorso. Le cose sono andate diversamente e, se si legge l'articolo, si scopre anche che Musk non ha mai detto di votare Trump, ma di votare repubblicano (che è un'altra cosa).
C'è da chiedersi se ormai un certo giornalismo sia tale e non spazzatura fake news.
Certo giornalismo ha da tempo perso la testa, funge da quello che una volta erano i giornali bollettino di partito, viaggia completamente sganciato dai fatti e non aiuta il compito cruciale del giornalismo: aiutare i lettori a formarsi un'opinione informata. Ma come si fa a svolgere questo compito quando i fatti se va bene vengono ignorati, se va così così vengono colti in alcuni aspetti secondari nascondendo quelli primari e se va male (sempre più spesso) del tutto travisati? Ma dove, scendendo di gradino in gradino, siamo arrivati?
Giornalisti che non fanno onore alla nostra categoria, che per fortuna in maggioranza è fatta di professionisti corretti, rispettosi della deontologia della professione e che hanno a cuore la buona informazione per i cittadini, ritenendolo un fattore primario per la sopravvivenza di una democrazia. Certo, lo fanno da posizioni diverse, ma comunque in modo corretto, magari interpretando i fatti (ma fornendoli nella loro versione esatta) e offrendo questo contributo ai cittadini lettori con un linguaggio continente. Il resto, ormai, sono escrescenze tumorali della nostra professione. C'è da augurarsi solo che queste escrescenze non si trasformino in metastasi da distruggere del tutto una professione senza la quale non c'è e non ci può essere una vera democrazia.
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