Ancora polemiche sul “25 aprile”. La retorica della “pacificazione” è ancora forte e affonda le sue ragioni su un pregiudizio storico della
Resistenza, secondo il quale la Guerra di Liberazione non sarebbe stata la pietra miliare della nostra Repubblica e i Partigiani non erano altro che bande di terroristi. A liberare, quindi, il nostro Paese è stato l’esercito alleato ad egemonia Statunitense. A questo vogliono arrivare le recenti dichiarazioni del Presidente del Senato sui fatti di Via Rasella e sul 25 aprile. La storia piegata alla propaganda dell’oggi. E l’oggi, purtroppo, è senza memoria. Basterebbe una riflessione attenta sul contesto degli avvenimenti, sul succedersi degli stessi, interrogarsi sul perché, per capire quanto quelle dichiarazione siano prive di fondamento storico e ricco di suggestioni utili a rimuovere principi ed ideali dei quali si nutre la nostra Carta Fondamentale. La ricca letteratura sulla Resistenza, le lettere dei Partigiani condannati a morte, accantonate, giudicate colme di omissis dove si nasconde il vero obiettivo di quella lotta: l’instaurazione di uno stato assoggettato all’Unione Sovietica a guida PCI. Ma se è vero che il Partito Comunista era fortemente impegnato nella Guerra di Liberazione, non meno impegnati erano gli altri partiti del CLN: DC, PSI, PLI, Partito d’azione, GL e perfino i monarchici. Sostenere che i comunisti agissero al di fuori di questo comitato per obiettivi propri vuol dire distorcere il senso storico, dare una seconda morte a tutti quelli che per la libertà, la democrazia e l’uguaglianza hanno dato la propria vita.
Di quale pacificazione poi si parli è difficile comprendere. Credo proprio che la “pacificazione” sia avvenuta con l’insurrezione generale, con gli abbracci della gente finalmente libera dalla dittatura e dall’oppressione, da leggi razziali, dalla violenza e dai gratuiti soprusi, dai privilegi dell’arroganza.
Non si vogliono nascondere le crudeltà delle “vendette”, non si vuol tacere su quello che i grandi classici della letteratura hanno da sempre raccontato. Chi non ha letto “la ragazza di Bube”, o la “paga del sabato” di Fenoglio od “Il Partigiano Johnny” sempre di Fenoglio? Nelle pagine di questi libri, narrate anche da Film memorabili, si leggono queste contraddizioni puntualmente condannate, dalle quale prendono le debite distanze tutti i partiti politici del CLN, compreso il partito comunista.
Ma sempre parlando di pacificazione, come può essere sottovalutata l’amnistia per i fascisti voluta da Palmiro Togliatti nel 1947 allora ministro di Giustizia? Quindi la pacificazione l’Italia l’ha già vissuta e voluta, ma la condanna storica di un regime raziale come è stato quello fascista non può essere messa in discussione e nessuna equiparazione storica regge a proposito, se non con forzature che, anche qui, alterano la storia.
Il discorso si fa lungo e bisognerebbe affrontarlo quotidianamente, perché temo che questi concetti che mortificano la storia siano entrati in vaste aree dell’opinione pubblica, ma oggi è il 25 aprile e festeggiamo la Liberazione, la democrazia, la libertà e, a proposito, è di fondamentale importanza il “ceppo”, che la sezione ANPI di Torgiano, grazie all’impegno e alla determinazione del suo segretario Tiziana Tomassini, ha voluto erigere nell’area verde della frazione Signoria, in ricordo di quei giovani partigiani della “Brigata Leoni” che hanno dato la loro vita per un progresso di pace e lavoro, nel segno dell’uguaglianza. Quel “ceppo” è un contributo alla “memoria” che in questo caso non è soggettiva, ma rappresenta la Storia.
Auguri a tutti e buon 25 aprile
Attilio Gambacorta

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