Un altro caso di violenza religiosa. Questa volta è il Pakistan protagonista. Una bambina di appena 11 anni Rimsha, il suo nome, è stata arrestata per blasfemia, ed ha rischiato addirittura d’essere bruciata viva nella pubblica piazza da una folla inferocita di mussulmani, per aver pare strappato alcune pagine di un libro coranico. La bambina è bene ricordare, che è affetta da sindrome di Down. Questo particolare, non deve essere interpretato come un non procedere. Anche se la bambina fosse stata normale, questo non autorizzava nessuno dal proseguire sulla strada dell’esecuzione. Il gesto di una bambina comunque è per se stesso innocente, quindi non punibile. Stabilito questo, il fatto raccontato da tutti i giornali, fa tornare alla memoria un’altra storia di cronaca, quella di una giovane moglie tunisina, che chiedeva al marito di potersi (in casa si badi bene), scoprirsi un po’ per il troppo caldo. La risposta del marito lapidaria nel vero senso della parola: l’ha mandata all’ospedale per le botte, in nome dei precetti del corano. In quell’occasione parlai della violenza che è intrinseca in ogni religione monoteista. Del loro potere coercitivo, che non tollera l’autodeterminazione dell’uomo. E quest’ultima drammatica notizia, rafforza la mia convinzione. Non va dimenticato che a tutt’oggi il Vaticano ha creato una cortina fumogena sui diritti umani. Esso infatti  cerca silenziosamente di porre la dottrina della Chiesa al di sopra dei diritti umani. La chiesa non ha firmato alcuni dei trattati sui diritti umani e per altri ha posto delle "riserve", che fanno in modo che non debba rispettarli. Una strategia dalla duplice valenza: da una parte dà potere alla Chiesa, e impedisce che possa essere ritenuta responsabile degli abusi compiuti dai sacerdoti e protegge i suoi tribunali dalle accuse di violare il diritto a un processo equo. Questa posizione da parte delle autorità vaticane è presentata come necessità di controbilanciare diritti con doveri. Quello che mi amareggia, è il silenzio che intorno ad un fatto del genere c’è. Nessuna autorità religiosa, di nessuna fede, è riuscita a dire una sola parola di condanna e ha espresso solidarietà alla bambina. Eppure dei “difensori” della vita, tra le file cattoliche se ne contano a migliaia. A partire proprio dal papa, che tutti i giorni ci ricorda come “la vita, va tutelata fin dal suo concepimento”. Tutti ricordano le offensive piazzate per il caso Englaro. In Italia c’è una legge la n° 40, quella sulla fecondazione assistita, scritta direttamente dal Vaticano e approvata dal Parlamento italiano. Una legge vergognosa, medioevale, antiscientifica, ma che le autorità clericali giustificarono al grido: “siamo per la vita”. Poi c’è tutto l’esercito berlusconiano, casiniano, binettiano, che di fronte ad una violenza contro la vita, quella già creata peraltro, come è il caso di Rimsha, hanno perso la voce. A questo vergognoso silenzio si associano anche tutte quelle figure politiche e culturali che fanno riferimento al fronte progressista. Anche da loro un sostanziale silenzio. Ragioni di realismo politico?” paura?”, o che altro. Dunque una bambina undicenne, può salire le scalette del patibolo, senza che nessuno alzi la voce, crei un movimento. I monsignori Ruini e compagni, così bravi a mobilitarsi per “nobili” quanto ideologiche battaglie in difesa della vita, non sentono nessun bisogno dinnanzi a tanta violenza di dire alcun che? E anche le comunità mussulmane che operano in Italia, non sentono nessun bisogno di intervenire per fermare un simile delitto? Oppure hanno paura che se lo fanno, devono poi ammettere che i principi dello Stato di Diritto, sono insostituibili e che devono guidare anche l’agire religioso. Le religioni come uniche depositarie del messaggio di pace, anche da questo episodio vengono sbugiardate. Non sono depositarie di nulla.
Casaioli Renato

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