FOLIGNO – “Ci siamo abbandonati ai colori, alle immagini, alle emozioni. Ci siamo fatti guidare in uno spazio dove in maniera autentica abbiamo potuto vedere quanto profondo è possibile scavare attraverso il suono. Con i  suoni delle meraviglie, gli ascolti imprevisti e i cambi repentini di un flusso che trova il suo conforto nel non essere mai accomodante. Dopo averli chiusi, guardiamoci bene attorno e degli occhi gustiamoci lo stupore dei ricordi di quel lungo viaggio che ci siamo fatti durante Young Jazz e teniamo con noi tutte le immagini e i ricordi più belli. Le nostre visioni”. Queste le parole del direttore artistico di Young Jazz Festival, Giovanni Guidi, che domenica 7 ottobre all’Auditorium San Domenico di Foligno ha coordinato l’ultima “visione” (‘Visioni’ è stato infatti il tema che ha guidato la 14/a edizione del festival che si è svolta dal 4 al 7 ottobre), quella più attesa perché arriva ogni due anni ed emoziona in maniera unica: a concludere la quattro giorni di festival a Foligno è stata infatti la Liberorchestra, “un progetto che mi sta a cuore e sicuramente uno dei miei gruppi più importanti” come ha ribadito ancora Guidi.

Young Jazz della città di Foligno - grazie a location varie e suggestive come gli Auditorium San Domenico e Santa Caterina, gli spazi Zut e Astra, Microclima vini e vinili e Serendipity – ne ha fatto ancora una volta un campo di sperimentazione. Un laboratorio dove i progetti e talenti musicali delle giovani generazioni si sono anche intrecciati con le più svariate esperienze sociali. Perché una delle principali caratteristiche di Young Jazz, oltre a proporre musica delle “nuove generazioni” e di “nuova generazione”, è anche quella di unire l’improvvisazione del jazz a delle tematiche legate al sociale. Proprio come è appunto la Liberorchestra, ormai l’orchestra “ufficiale” del festival che anche questa volta è tornata per incantare e in alcuni casi far piangere il pubblico. Formata da una quarantina di musicisti che svolgono un laboratorio musicale coordinato dal 2011 dal direttore artistico del festival Guidi, all'interno delle attività previste nel centro socioriabilitativo semi-residenziale per persone disabili adulte ‘Il Laboratorio’ della Usl Umbria2 e gestito dalla cooperativa sociale La Locomotiva, la formazione è diretta anche dagli operatori-assistenti Rinor Marku, Maurizio Pirone e Roberto Casini e quest’anno ha visto la partecipazione straordinaria, come ospite speciale, di Antonello Salis. Sul palco, insieme a loro, oltre al musicista sardo e Guidi, anche Joe Rehmer al basso, Federico Scettri alla batteria e la danzaterapeuta Alessandra Cappelletti.

Un collettivo unico e un concerto cui è raro assistere, dove la bellezza, la dolcezza e il ritmo della musica si accompagna alla gioia pura di chi lascia da parte le proprie difficoltà per diventare il musicista “dell'orchestra più bella di sempre”. “Sii dolce con me. Sii gentile. È breve il tempo che resta. Poi saremo scie luminosissime”: a far da voce alla musica arrivano anche le parole della poesia di Mariangela Gualtieri. La valenza terapeutica della musica nel settore della disabilità è riconosciuta da tempo; nella musica nessuno è disabile quindi e la Liberorchestra, andando oltre le difficoltà e la disabilità, riesce a dar vita ad una realtà dove il pubblico riesce ad apprezzare la musica prodotta da veri e propri musicisti, rispettando ed esaltando l'individualità e le potenzialità di ognuno.

Ad applaudire all’iniziativa, seduto in platea, anche l’assessore regionale al welfare Luca Barberini che a fine concerto ha voluto commentare la serata: “Un festival di musica che si occupa di queste tematiche sociali è molto importante e oggi abbiamo avuto una conferma in più che la musica e l’arte sono un modo per stare insieme, per creare comunità, dove non ci sono differenze, per un bel messaggio di condivisione e di inclusione. Ma tutto questo lo si fa attraverso degli operatori che sono fantastici perché non solo competenti ma che mettono anche tanta passione e umanità e sanno coinvolgere persone che sono in situazioni di maggiore fragilità. È stata un’esperienza non solo bella ma commovente e ho visto anche persone con gli occhi lucidi. Una bellissima serata che credo avrà elementi di prospettive e continuità anche nei prossimi anni perché un’esperienza che lega attorno a questo progetto non solo una città ma una intera comunità”.

Rita Barbetti, vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Foligno, anche lei in platea ha affermato: “Quando affermo che Young Jazz rappresenta la Foligno più bella lo dico con il cuore perché i ragazzi dell’associazione riescono a tirar fuori delle potenzialità da persone svantaggiate. Mi emoziono vedendo i loro occhi che si illuminano per la soddisfazione di poter partecipare a questo evento che li fa sentire protagonisti. È la cosa che colpisce di più, insieme alla condivisione con gli operatori che interagiscono con loro in maniera unica. Senza dimenticare Giovanni Guidi che è stato un mio alunno poco studioso ma che ha superato di gran lunga la sua professoressa perché fa queste cose con grandissimo amore e perché riesce a far sentire i ragazzi del centro dei veri musicisti e parte di un collettivo. Foligno deve essere orgogliosa dei ragazzi di Young jazz, davvero sensibili perché attenti a chi è più svantaggiato”.

Dal palco, a fine serata, anche il presidente di Young Jazz Pierluigi Metelli, dopo aver ringraziato tutto lo staff di circa 30 persone coinvolto nell’organizzazione del festival, ha dichiarato: “Concludiamo il festival e con una serata che è un biglietto da visita per le prossime edizioni. Dietro ad un festival del genere c'è un lavoro lungo di volontariato da parte di tantissime persone ma senza il supporto delle istituzioni questo non sarebbe possibile. Sappiamo di avere poi un ruolo importante per quanto riguarda il jazz in Umbria e l’attenzione di Umbria Jazz, che per il decimo anno consecutivo ci ha dato il patrocinio, sta lì a dimostrarlo. Il concetto del ‘tutti insieme si può fare tutto’ è il nostro modus operandi e il jazz con questo si sposa benissimo”.

Sono state molte altre poi le ‘Visioni’ di Young Jazz festival per la sua 14/a edizione. Dal 4 al 7 ottobre 2018 a Foligno si sono avvicendati concerti, spettacoli, jam, una mostra fotografica sui dieci anni di festival, ed anche degustazioni guidate per unire il vino al jazz, soprattutto con interpreti talentuosi e “visionari” del jazz italiano e contemporaneo - Aparticle, Tommaso Perazzo Trio, Clock’s Pointer Dance, Simona Severini - senza dimenticare chi mantiene una freschezza musicale anche dopo anni di esperienza come Quintorigo e Roberto Gatto Quartet. C’è stato anche spazio per l’ncontro tra reggae, jazz e afrobeat con The Maghreban, eclettico produttore londinese. E poi ‘Jazz Community’, la sezione dedicata al sociale che caratterizza fortemente il festival folignate rendendolo unico nel suo genere a livello europeo, con alcuni interessanti progetti: oltre alla Liberorchestra hanno infatti riscosso grande successo anche il concerto accessibile a tutti con il sestetto guidato da Francesco Ponticelli e lo spettacolo ‘La donna che odiava Jazz’, performance di C.L. Grugher con Rosa Brunello (contrabbasso e musica originale) e Marzio Minchielli (tanguero) incentrata sul tema della violenza di genere.

Le prossime ‘Visioni’

Dopo l’anteprima di rassegna che si è tenuta a Perugia, quando il 28 settembre scorso al Rework si sono esibiti Dj Gruff e Gianluca Petrella, Young jazz ha in programma come “extra festival” anche due code d’eccezione.  

A pochi giorni dal termine della quattro giorni di Young Jazz, all’interno dell’Umbria World Festival 2018 di Foligno è infatti in programma il 13 ottobre a Palazzo Trinci di Foligno il concerto del sestetto Seacup che si compone di un organico inusuale (Ilaria lanzoni, Clara Garcia Barriento, Andrea Beninati, Francesco Panconesi, Michelangelo Scandroglio) che racchiude al proprio interno i mille volti di Stefano Tamborrino che si espone in un inatteso ruolo di compositore e in bilico tra una moltitudine di colori che rendono il prodotto finale libero da ogni classificazione di genere. 

Il 19 ottobre invece, ed ancora a Perugia all’Auditorium Santa Cecilia (per una collaborazione con Suoni Controvento e Associazione Start), in programma c’è lo showcase di presentazione del nuovo progetto di Dimitri Grechi Espinoza. ‘Re-Creatio’ è il secondo capitolo del progetto più generale Oreb dell’artista e sempre di sax solo.

 

 

 

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