“La bozza del ddl in materia di poli­ti­che ter­ri­to­riali e tra­sfor­ma­zione urbana, pre­sen­tata dal mini­stro Lupi al Maxxi di Roma nei giorni scorsi,  ad una prima lettura convince poco”: lo afferma l’assessore regionale alle politiche  della casa e lavori pubblici  Stefano Vinti.  “Facendo leva sulla crisi economica e sulla stagnazione del mercato edilizio – spiega Vinti, il ministro tenta di mettere in mano ai privati e agli speculatori la programmazione del territorio e, facendo coincidere l’urbanistica con l’edilizia, di ren­dere vir­tual­mente edi­fi­ca­bile l’intera peni­sola, per raf­for­zare la ren­dita fon­dia­ria attra­verso l’istituzione dei diritti edi­fi­ca­tori ‘tra­sfe­ri­bili e uti­liz­za­bili’ tra aree di pro­prietà pub­blica e pri­vata, e libe­ra­mente com­mer­cia­bili. Una follia – prosegue - alla quale Lupi sembra particolarmente affezionato. Già nel 2005 aveva tentato una manovra del genere, presentando una legge che venne poi bocciata dalla destra stessa”.

    Per l’assessore il “ddl” smantella tutto l’impianto della normativa urbanistica vigente, “dando sfogo alle pulsioni del liberismo più sfrenato, quanto mai pericolosa in un Paese dove l’abusivismo e i danni arrecati al territorio sono all’ordine del giorno. La bozza ha però una conseguenza ulteriore: mette infatti a rischio le case delle fami­glie italiane. Dal  2007 abbiamo assistito a una dimi­nu­zione dei valori immo­bi­liari che nelle aree mar­gi­nali del Paese ha rag­giunto il valore del 40% e si atte­sta sul 20% nelle peri­fe­rie delle grandi città. Ci sono decine di migliaia di fami­glie di lavo­ra­tori che si sono inde­bi­tate per acqui­stare una casa e oggi il valore dei loro alloggi è infe­riore a quello di acqui­sto. Il crollo dei valori immo­bi­liari è stato cau­sato certo dalla crisi eco­no­mica mon­diale ma anche per­ché si è costruito senza regole a ritmi folli e oggi tutti gli isti­tuti di ricerca di set­tore par­lano di almeno un milione di alloggi nuovi inven­duti. I valori delle abi­ta­zioni sono crol­lati per­ché c’è troppo inven­duto”.

   “Dando la stura alla costruzione di  altre case, il valore degli immo­bili esi­stenti dimi­nuirà ancora – sostiene Vinti - e le fami­glie ita­liane subi­ranno un ulte­riore impo­ve­ri­mento, tutto a vantaggio dei grandi pro­prietari immo­bi­liari e dei costrut­tori ita­liani e senza tenere conto della insensatezza di perseguire le stesse politiche che ci hanno condotto alla drammatica situazione in cui ci troviamo”.

 “È auspicabile – conclude Vinti - che il ministro torni sui suoi passi e cominci a ragionare su una limitazione del dominio immobiliare privato, a tutela del territorio e degli investimenti dei piccoli proprietari, e su un rilancio di politiche pubbliche per la casa che creino le condizioni per la messa a disposizione del patrimonio invenduto per chi oggi cerca casa. Sarà un caso ma il numero di immobili rimasti invenduti  corrisponde proprio al numero dei cittadini che ad oggi non hanno un’abitazione”.

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