A Villa Umbra corso sulla costituzione di parte civile della PA in sede penale
PERUGIA – “La rilevanza che ha assunto il processo penale nel dibattito e nell’attualità mediatica ha fatto sì che una scelta tecnica come quella della costituzione di parte civile, con rilievo del profilo risarcitorio, finisca per colorarsi anche di una serie di implicazioni socio-politiche. Certamente, la costituzione di parte civile resta una libera scelta, frutto di una valutazione tecnica da parte delle Pubbliche Amministrazioni interessate, anche se giungono sempre più spesso sollecitazioni ad una immediata presa di distanza dal fatto illecito in contestazione. Ci si attende, inoltre, che tale gesto avvenga in una fase in cui non c’è stato alcun accertamento giurisdizionale ma soltanto un’iniziativa della Procura competente. Molte Regioni hanno assunto provvedimenti normativi che impegnano l’Ente a costituirsi parte civile per illeciti di particolare gravità. Questo è avvenuto, per esempio, per i reati di criminalità organizzata.”.
E’ quanto sottolineato dall’avvocato Francesco Compagna, docente di diritto penale presso l’Università Internazionale degli studi di Roma, membro del Consiglio Direttivo della Association Internationale de Droit Pénal, nel corso del seminario “La costituzione di parte civile delle Pubbliche Amministrazioni e delle società a partecipazione pubblica nel processo penale” organizzato oggi dalla Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica, diretta da Alberto Naticchioni.
Al centro del corso, accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Perugia, numerosi temi: dai profili di ammissibilità della costituzione di parte civile ai danni risarcibili, dalle preclusioni processuali ai poteri processuali della Pa costituitasi parte civile, dal rimborso delle spese legali della Pubblica Amministrazione in presenza di costituzione in sede penale di parte civile ai riti speciali, ai rapporti tra processo penale, processo civile e processo contabile.
“Le ultime tendenze normative – ha precisato l’Avvocato Compagna - fanno emergere una visione dei fenomeni delittuosi, presunti tali, che interessano la Pubblica Amministrazione come vere e proprie radici da estirpare sempre. In questo contesto, finiscono per sovrapporsi responsabilità penali e responsabilità contabili a carico dei pubblici ufficiali interessati, con il rischio di paralizzare l’azione pubblica, piuttosto che orientarla verso il bene comune”.
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