Le problematiche relative alla difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese e dei cittadini umbri sono state al centro della audizione odierna, dell’assessore regionale Vincenzo Riommi al Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull’amministrazione presieduto da Franco Zaffini, sullo stato attuazione della riforma di Sviluppunmbria e Gepafin. Analizzate le criticità del sistema creditizio umbro e il ruolo che dovrà assumere la finanziaria regionale Gepafin che nel prossimo anno completerà il percorso che la porterà ad essere intermediario creditizio vigilato (ex articolo 107), in grado cioè di agire da calmieratore sui costi delle garanzie, offrendo maggiori possibilità di intervento a favore delle imprese.

Il presidente Zaffini ha rimarcato che “resta forte la preoccupazione sul ruolo che sta giocando la rete bancaria, non solo con le imprese, ma anche nei confronti dei cittadini, che vedono crollare la percentuale di crediti personali concessi dalle banche nonostante i depositi in Umbria siano considerevolmente più alti rispetto alle altre regioni dell’Italia centrale. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, con il ricorso alle
società finanziarie e l’insistenza del problema usura”. Anche su questo filone si è aperta un’indagine che, per competenza, Zaffini ha sottoposto alla Seconda commissione consiliare.

“Le garanzie che dovrà poter offrire Gepafin – ha spiegato Riommi - agiscono a riduzione del capitale di accantonamento delle banche, vale a dire sono garanzie ‘vere’ sulla quantità del credito che può essere erogato dalla banca e, in questo modo, consentono l’accesso al credito alle imprese a costi più bassi. E’ importante che in Umbria, dove non c’è nessun consorzio di questo genere, ci sia un unico soggetto che amministri fondi pubblici e propri in modo da mettere a valore la sua natura pubblica”.

“Altro punto cruciale del sistema creditizio - ha spiegato Riommi - consiste nel fatto che l’Umbria negli ultimi quindici anni si è retta sul credito erogato da banche piccole e medio-piccole, vedi le Casse di risparmio e le Banche popolari, dimensioni medie che oggi non reggono, e la situazione attuale si presenta con istituti di credito che hanno i centri decisionali quasi tutti fuori regione. Quindi – ha concluso – per lo sviluppo dell’Umbria è necessario capire come rafforzare il sistema, lavorando con le forze economiche e sociali per aumentare la presenza decisionale in Umbria e mantenere condizioni di operatività”.

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