Vicenda Terni Biomassa/ Prc: confermati i timori dei ternani
TERNI - La notizia delle gravi irregolarità riscontrate dai carabinieri del Noe e dai tecnici dell’Arpa nell’attività dell’inceneritore Terni Biomassa di Maratta non ci sorprende.
Le 170 tonnellate di materiale bruciate giornalmente contro le 100 autorizzate, le irregolarità riscontrate sull’intero ciclo produttivo: dai rifiuti in ingresso, alla gestione all’interno dell’impianto, al trattamento delle ceneri, agli scarichi nelle acque del fiume Nera, fino alle emissioni nell’atmosfera di diossine e furani con valori quattro volte superiori alle norme, dicono che questi impianti non riescono a funzionare in altro modo che non sia la costante violazione dei limiti e delle leggi.
Per i ternani questa non è che l’ennesima conferma, dopo la negativa e tragica esperienza vissuta, negli scorsi anni, con l’inceneritore ASM di Maratta e le sue gravi vicende giudiziarie.
La cosa ancora più intollerabile, nel caso odierno della Terni Biomassa (ex Printer), è che si tratta di un impianto da poco “revampato” e sostanzialmente ai primi mesi di attività: non si rispettano le regole neanche nella fase di avvio!
I 19 mila di euro di sanzione inflitti dalla Regione Umbria alla società ravennate proprietaria dell’impianto, la diffida a risolvere tutte le irregolarità riscontrate, peraltro, con controlli affidati ad un ente come la Provincia di Terni da mesi in fase di dismissione, sono misure largamente insufficienti. Come insufficiente è la delibera di sospensione momentanea dell’attività decisa dal Sindaco di Terni.
Rifondazione Comunista non dimentica che l’inceneritore della Printer, dopo la fallimentare sperimentazione della pirolisi, doveva essere rottamato, riducendo così da tre ad uno gli impianti d’incenerimento di Maratta. L’amministrazione ternana, nascose le trattative in corso fino a che il Comitato No Inceneritori non portò alla luce la vendita dell’impianto alla Tozzi Holding di Ravenna. Ed oggi i ternani si trovano di nuovo a fare i conti con due inceneritori, anziché solo quello ARIA dell’ACEA.
Come risaputo, queste attività non portano nessun beneficio alla collettività. Per mezzo di decine di camion giornalieri, esse portano a bruciare a Maratta, a pochi chilometri dal centro cittadino, pulper di cartiera (prodotto per il 97% fuori regione), biomasse ed altre limitate categorie di rifiuto, con nessun ritorno economico per l’economia locale ed insignificanti vantaggi occupazionali.
Diversi invece, come visto ancora una volta, i danni all’ambiente ed alla salute dei ternani.
Ma le responsabilità non sono solo locali e di una Regione che anziché scegliere la strada dell’Economia Circolare e della Strategia Rifiuti Zero, tiene ancora aperta l’opzione Combustibili Solidi Secondari (CSS) che, da sempre, è il vero obiettivo degli “inceneritoristi”.
Questi ultimi trovano oggi nuova linfa nella legge “Sblocca Italia” imposta dal Governo Renzi.Una legge che, attraverso il via libera alla costruzione di nuovi inceneritori in tutto il Paese, rilancia la soluzione dell’incenerimento per il trattamento dei rifiuti, contravvenendo alle direttive europee che vietano di bruciare ogni tipo di materiale recuperabile. Una legge che deregolamenta quanto finora previsto dalle norme, raddoppia la durata delle autorizzazioni ambientali e dichiara “strategici” questi impianti per metterli al riparo dall’opposizione delle popolazioni locali.
Rifondazione Comunista, anche di fronte all’incredibile ed inaccettabile balletto di comunicati contraddittori prodotti dall’USL2, chiede alla Istituzioni locali ed alla Regione Umbria di prendere l’unico provvedimento all’altezza delle aspettative: fermare l’attività di Terni Biomassa e negare ulteriori autorizzazioni a tutti e due gli inceneritori di Maratta.
Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Terni
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