Vele al nuovo vento.
di Linda Santilli.
Agli opinionisti di La 7 e non solo (in testa Giannini per non fare nomi) che da un po' di giorni hanno cambiato postura e ci spiegano che non dobbiamo allarmarci per questo Governo, che dobbiamo portare pazienza per vederlo all’opera, che Meloni molto probabilmente saprà svolgere al meglio il suo mandato seguendo Draghi, e bla bla bla, andrebbe risposto che qualcosa hanno già fatto e non di poco conto. Infatti giusto il tempo di insediarsi, hanno mandato messaggi forti e chiari indirizzati alle donne.
Gasparri come è rientrato in Parlamento, prima ancora di prendere possesso del suo ufficio, si è precipitato a ri-depositare la proposta di legge per riconoscere il feto come persona giuridica. Se sul piano legislativo non avrà seguito alcuno, per la tempistica con cui è stato compiuto è un atto simbolico potente, e come ogni atto simbolico pesa come un macigno.
Meloni ci ha confezionato un Ministero che mette assieme pari opportunità, famiglia e natalità, un totem patriarcale che è tutto un programma e che si nutre dell’idea che la cittadinanza delle donne debba necessariamente misurarsi con la sfera domestica, cioè con l’essere mogli e madri, mentre quella maschile evidentemente può manifestarsi in quella pubblica e in ogni dove, liberamente.
Ma c’è un atto simbolico, il più potente, quello compiuto da Giorgia Meloni al momento del suo solenne giuramento.
La prima donna presidente del consiglio ci ha detto espressamente che vuole essere chiamata “Il Presidente”. Ciò a rimarcare che le donne non sono ancora legittimate ad aspirare a incarichi apicali di rappresentanza. Che lei è arrivata dove è arrivata, lottando tenacemente in una lotta tra uomini. Un corpo a corpo uomo a uomo. Che se tiene testa a un Berlusconi insomma, può farlo in quanto uomo. Con questa frase, Meloni ha rinnegato il proprio genere.
E dunque chi si sta sbracciando a destra e sinistra sullo sfondamento del tetto di cristallo riconoscendo questo primato a Giorgia, farebbe bene a ricordare che d’ora in poi ci ha chiesto di essere chiamata Giorgio.
Una ultima cosa. E’ donna ed è una proletaria. Viene dalla borgata. Si è fatta da sola. E chi più ne ha più ne metta per evidenziare – da quanto leggo sui social – un ulteriore suo merito.
E allora vi prego caldamente di tenere a mente questo concetto elementare.
Non serve a nulla che tu sia proletario o proletaria se non hai coscienza di classe, perché senza quella proverai solo a scalzare i tuoi pari per diventare un padrone che fa gli interessi dei padroni, e Meloni ne è la dimostrazione.
Non serve a nulla che tu sia donna se non hai coscienza di genere, perché senza quella coscienza ambirai al comando maschile tirando fuori i muscoli e tutto l’armamentario culturale che il sistema di dominio patriarcale ha inventato contro la libertà delle donne. E Meloni, con il suo Dio Patria e Famiglia, con il suo chiamatemi Giorgio, è solo la ennesima tristissima dimostrazione di ciò.
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