di Nicolò Ollino.

"I vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale" che vanno tagliati, il rapporto lavoratore-datore di lavoro che va "disintermediato". Sostanzialmente: l'abolizione del sindacato. Almeno di quello di massa, il ritorno a fine '800.
Perché la storia è sempre la stessa, il M5S pretende di diventare l'unico centro di afflusso delle esigenze della cittadinanza e l'unica emittente di risposte.
Cioè l'unico nucleo di incrocio tra domanda e offerta politica.
Succede con i movimenti territoriali più disparati, che Il Movimento vorrebbe fagocitare e assorbire, succede a maggior ragione con il sindacato che con milioni di iscritti è un concorrente più pericoloso di molti partiti.
Si buttano lì due o tre luoghi comuni, alcune situazioni limitate per quanto fastidiose, e se ne deduce un capitolo del #ProgrammaLavoro che è ben più reazionario del programma della P2 sul punto, un punto che come prime vittime avrebbe i lavoratori stessi.

Perché qualcuno, in primis Grillo, mi deve spiegare come un movimento/partito che non sa gestire una città può pensare di gestire il contenzioso vertenziale, la tutela nazionale in sede di contrattazione e la tutela in giudizio di decine di milioni di lavoratori. Con Rousseau?

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