(Avi News) – Perugia, 13 dic. – Il tema dell’amore nell’edizione invernale del Love film festival è stato sviscerato, tra modernità e mito, attraverso la presentazione dell’ultimo libro della professoressa Özgen Kolasin, archeologa e sociologa, ‘L’identità moderna e le sue origini’. Sotto forma di conversazione con Donato Loscalzo, docente di lingua e letteratura greca dell’Università degli Studi di Perugia, alla sala della Vaccara di palazzo dei Priori a Perugia, l’autrice ha intessuto un dialogo, riportando alcune delle tante tematiche trattate nel volume, sull’amore nelle sue diverse forme partendo dagli archetipi e dai miti patriarcali e matriarcali della creazione, arrivando ai giorni nostri. All’incontro hanno partecipato anche Daniele Corvi, ideatore e direttore artistico del Love film festival, e Emanuele Regi, giovane talento che studia drammaturgia all’Università degli Studi di Bologna.

Özgen Kolasin ha iniziato il suo discorso citando la storia raccontata da Schopenhauer ‘Il dilemma dei porcospini’ interpretata da tanti come la descrizione della giusta distanza sociale per garantire la convivenza senza ferirsi. “Un tepore che è una sfera molto diversa – ha spiegato Kolasin – dall’amore di Eros e Pan dove non c’è la giusta distanza ma la vicinanza che ci apre all’esperienza che può essere anche sconvolgente”.  All’interno del libro nel capitolo ‘Declinazioni mitologiche: tutta colpa degli Dei’ si parla dei sintomi della malattia d’amore. “Secondo gli antichi – ha aggiunto la scrittrice – quando si è innamorati c’è una sorta di possessione da parte delle divinità, non a caso si parlava del ‘mal d’amore’”.

Il libro contiene anche un capitolo dedicato alla sociologia del riso in cui l’autrice ha voluto parlare del “fenomeno molto umano e altamente sociologico” della risata. “Un tema – ha sottolineato Kolasin – non troppo spesso frequentato dalla cultura occidentale pur essendo un’espressione importante nella comunicazione interpersonale”. Collegandosi al tema dell’amore, l’autrice sottolinea che la risata è la massima espressione dell’eros perché crea comunicazione ed elimina le barriere.

Due capitoli del volume sono poi dedicati alla violenza di genere, tematica quanto mai attuale. “Quando si parla di stupro – sottolinea Kolasin – si intende l’opposto di Eros perché l’eros è sempre esperienza dell’altro e dell’alterità. La violenza sessuale invece è la negazione dell’altro, l’annullamento dell’alterità, è l’affermazione narcisistica di se stessi, è la riduzione dell’altro a puro oggetto, a cosa”.  L’autrice spiega che è un dovere parlare dello stupro, della violenza sessuale perché è una zona scura con la quale bisogna confrontarsi. “Il protagonista del libro, dio Pan – ha spiegato Kolasin –, dio della natura e degli istinti primordiali, riesce mettere luce in queste zone”. Nel libro si legge “la violenza stessa è una cifra perenne della storia; di essa se ne parla e si scrivono sull’agire violento infinite parole dai millenni. Ma, quando si parla della violenza sessuale, cade il silenzio, vengono cancellate le parole e la mente si paralizza attaccando, nascondendo tutto sotto il marchio della vergogna”.

Nel libro si ricorda anche come lo stupro sia diventato crimine contro l’umanità e come solo il 23 settembre del 1998 il Tribunale penale internazionale per il Ruanda dell’Onu ha stabilito che la violenza sessuale sia un crimine di guerra.

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