Alla riapertura dei Servizi Educativi Comunali di Terni, avvenuta il 14 settembre u.s., avrebbe dovuto essere già stato
adottato un protocollo specifico, un piano anti-Covid per i S.E.C. redatto in relazione alla specificità di tali servizi, da
un punto di vista strutturale, organizzativo e della tipologia di utenza. USB ne ha evidenziato l’assenza anche
nell’incontro politico sindacale svoltosi il 29 settembre, ma ad oggi, dopo oltre due mesi dalla riapertura, ancora non c’è
traccia di quel protocollo né di altre indicazioni scritte su prassi e procedure, ordinarie e straordinarie, che possano
fornire un riferimento certo al personale.
La mancanza di tale protocollo per i S.E.C. non può, ormai, essere imputata alla semplice inadeguatezza ed al
rimpallo di responsabilità - cause, ad esempio, del forte ritardo con cui l’A.C. si è dotata di un piano anti-Covid
generale e della maniera caotica con cui, nel frattempo, sono state organizzate e gestite varie sedi degli uffici comunali -
, ma ad una precisa scelta.
Le linee-guida per i servizi 0-6, emanate da ogni livello istituzionale nazionale e locale, nel Comune di Terni sono
state disattese e persino per quanto riguarda le indicazioni impartite dal RSPP, si è dato seguito solo a ciò che non
richiedeva incremento di personale ed impegno economico di qualsiasi tipo: per fare solo un esempio, non sono stati
effettuati i lavori di ristrutturazione, soprattutto degli spazi esterni, necessari per lo svolgimento in sicurezza dell’attività
educativo-didattica.
Le cosiddette “bolle” - gruppi fissi di educatori o insegnanti e bambini/e, concepite per circoscrivere al massimo
qualsiasi principio di focolaio - nei S.E.C. non sono ermetiche: nel nome del risparmio ancora una volta il personale
ausiliario non è stato sufficientemente incrementato, così da coprire tutte le eventuali necessità e ci si trova nella
condizione che una sola persona accoglie i bambini di tutte le bolle di un servizio, fornendo così un veicolo di
diffusione per l’eventuale contagio proveniente da un soggetto asintomatico. E infatti è quello che si è puntualmente
verificato al primo (ed ai successivi) casi positivi, al nido Coccinella, al Girotondo e il più recente al nido Cucciolo,
servizi nei quali oltre a ciò, al verificarsi di casi positivi, la sanificazione degli spazi comuni non è stata disposta
immediatamente ed è invece avvenuta anche due giorni dopo l’accertamento del caso Covid.
Non c’è solo il problema del personale ausiliario condiviso tra le varie bolle dello stesso servizio ed anche tra un
servizio e l’altro: anche il personale educativo e insegnante supplente - inviato peraltro, col passare del tempo, sempre
con maggiore resistenza, per perseguire l’obiettivo unico del risparmio - gira di giorno in giorno da un servizio all’altro,
in una sorta di nomadismo che mette a rischio la sicurezza di tutti nell’attività quotidiana.
Sorvolando sulle varie situazioni critiche per le quali sono state individuate “soluzioni” raffazzonate, al limite della
legittimità e mai in forma scritta, oltreché spesso tardive, riteniamo sia necessario, in primo luogo, incrementare
stabilmente il personale ausiliario, in particolare che l’accoglienza venga organizzata in modo che non ci siano
interferenze tra bolle diverse; inoltre il personale supplente deve essere in numero adeguato e organizzato in modo da
essere assegnato continuativamente ad un solo servizio, eliminando il “nomadismo” attuato finora e i rischi ad esso
connessi.
Questa carenza di sicurezza è ulteriormente aggravata dalla inadeguatezza dei DPI che vengono forniti. I bambini e le
bambine dei servizi 0-6 non portano la mascherina, con essi è impossibile osservare il distanziamento fisico ed evitare
di essere raggiunti dal cosiddetto “droplet” prodotto da tosse, starnuti e quant’altro: nonostante ciò, ci si limita a fornire
al personale le sole mascherine chirurgiche invece delle FFP2 e delle visiere, inoltre i camici usa-e-getta sono riservati
soltanto ai genitori che, nel periodo dell’inserimento, si trattengono a lungo all’interno dei servizi; altra situazione che
genera rischio è quella del vestiario: al personale è stato fornito, peraltro con forte ritardo, un tipo di vestiario
inadeguato che oltretutto viene lavato a casa, cosa che comporta ulteriori rischi non perché a casa non venga trattato in
maniera adeguata, ma perché, considerato che sui tessuti il virus permane anche fino a due giorni, c’è il rischio che i
familiari vengano a loro volta contagiati.
Un’altra situazione critica riguarda il funzionamento dei termo-scanner che sono stati forniti ai servizi, perché è
capitato varie volte che la misurazione della temperatura effettuata non abbia trovato corrispondenza con quella fatta a
casa dai genitori dei piccoli, allontanati dal servizio a causa di un rialzo febbrile, generando a volte situazioni sgradevoli
e incomprensioni, col rischio di inficiare quel rapporto di fiducia tra le famiglie ed il personale che la sottoscrizione del
patto di corresponsabilità dovrebbe rafforzare. Con la verifica del corretto funzionamento dei termo-scanner, il risultato
della misurazione non sarà più messo in dubbio, dando corso al previsto e tempestivo allontanamento, senza pressioni
sul differimento dello stesso nei confronti del personale.
Come ulteriori misure di sicurezza specifiche per i S.E.C., è necessario prevedere:
- per gli spazi sanificazioni periodiche, oltre naturalmente a quelle prescritte ove si presenti uno o più casi di
positività;

- per il personale screening periodico con tampone nasofaringeo – auspicabile ogni due settimane - per il rischio
di esposizione molto elevato a cui è sottoposto, per il lavoro a contatto con soggetti che non indossano la
mascherina e con i quali non è possibile il distanziamento fisico.
L’Amministrazione Comunale di Terni, invece di imprimere quel cambiamento tanto sbandierato in campagna
elettorale, ha finora preferito dare continuità alla politica di dismissione dei S.E.C. attuata dalle precedenti
amministrazioni, ha fatto la precisa scelta politica di non investire un solo centesimo per far funzionare in sicurezza i
servizi, in un momento in cui, purtroppo, a differenza del passato, le scelte politiche hanno ricadute non solo sulla
quotidianità di cittadini e dipendenti, ma, in tempi di pandemia, incidono soprattutto sulla loro sicurezza e salute, delle
quali l’Amministrazione (e non solo) deve necessariamente farsi carico.
Per questo chiediamo che l’Amministrazione Comunale provveda immediatamente all’adozione di un protocollo
operativo Covid per i S.E.C., a fornire i DPI adeguati ed a mettere in atto tutte le procedure e l’adeguamento del
personale, condizioni necessarie per la sicurezza del personale e degli utenti.

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