Il 31 dicembre scorso quattro ragazzi, quattro lavoratori della Randstad hanno vissuto il proprio ultimo giorno lavorativo in viale Brin. L’azienda ha deciso infatti di non riconfermare loro l’incarico.

Per noi è una decisione grave, unilaterale, a nostro avviso immotivata e che chiediamo venga ritirata.

La vertenza del 2014 ha ridotto di molto il numero degli occupanti e da allora la produzione è sempre stata portata avanti con sacrificio da chi è rimasto, con interi reparti ridotti al minimo tecnologico. Inoltre, la pandemia sta portando ad un numero elevato di positivi e di quarantene fiduciarie all’interno dello stabilimento e si sta mettendo a dura prova la tenuta dell’assetto produttivo. Per questo l’aver voluto interrompere il rapporto con questi quattro ragazzi è per noi incomprensibile e soprattutto inaccettabile, anche alla luce del fatto che non siamo in un contesto di “surplus occupazionale” anzi tutt’altro, visto che per mantenere in marcia gli impianti registriamo in queste ore anche forzature da parte aziendale. Se poi fosse confermato che il motivo scatenante fosse stata la fruizione di istituti garantiti, ci troveremmo di fronte ad un’azione grave dettata solo dalla logica del profitto, e tutto ciò è pericoloso.

Da un lato l’azienda cerca di mantenere la produzione, facendo forzature, dall’altro interrompe rapporti lavorativi diminuendo ancora di più la forza lavoro in AST.

Anche per questo chiediamo l’immediato reintegro dei quattro ragazzi.

Ricordiamo al management di AST che in presenza di una forte contagiosità della variante Covid in circolo, forzature che di fatto allungano l’orario di lavoro non sono ammissibili. Ricordiamo poi che i 53 milioni di utili raggiunti nel 2021 sono frutto dello sforzo collettivo di tutti i lavoratori del sito, nessuno escluso.

 

Condividi