Perugia - Oltre ai 1200 sfratti previsti, c’è la continua domanda di alloggi che non accenna a diminuire. E di fronte ai tagli del Governo, enti locali e Regione non riescono a soddisfare una richiesta che giunge in gran parte dai cittadini immigrati.

La “domanda alloggi” cresce - “Non abbiamo solo il problema degli sfratti causato dalla mancata proroga negata dal governo centrale, ma dobbiamo fare anche i conti con il bisogno sempre più stringente che riguarda il rapporto lavoro-precarietà-alloggi”. A dare l’allarme è il segretario generale dell’Unione degli Inquilini di Perugia Maurilio Turchetti, intervenuto dalla sede di via Campo di Marte di fronte a decine di cittadini pronti a muoversi e a cercare risposte per i problemi connessi all’accesso alle case popolari.

Situazione critica in Umbria - Un disagio sociale che, secondo i dati dell'Unione, colpisce in particolar modo le fasce più deboli che vivono condizioni di precarietà causate da fenomeni di cassa integrazione e salari inconsistenti. Con l’85 per cento dei casi costituiti da “morosità”, prima ragione delle ingiunzioni di sfratto.

L’Unione degli Inquilini contro la precarietà - “Come associazione -prosegue Turchetti- constatiamo una condizione di precarietà soprattutto nella popolazione di origine immigrata, dove ci sono bisogni nuovi sia sul piano del lavoro che su quello delle abitazioni. Per questo -aggiunge il segretario- porteremo sulla scena nazionale la questione della casa, fino ad ora affidata solo all’iniziativa privata, accanto alle ragioni dei lavoratori della Fiom”.

Crisi alloggi - In Umbria, rispetto alle domande di inserimento nelle case popolari presentate ogni due anni, c’è un’esigenza immediata, anche a fronte delle graduatorie utili, per un numero pari almeno a 10mila alloggi. Solo a Perugia, ad esempio, il problema riguarda quasi 800 famiglie. Per contro, l’Ater regionale potrà soddisfare solo il 15-20% delle domande nei prossimi tre anni.

La proposta dell’associazione - Ma di fronte a questo scenario l’Unione degli Inquilini non si tira indietro e propone la sua ricetta per rispondere al problema: “Requisire gli alloggi liberi -si dice convinto Turchetti-, perché in una regione avanzata come l’Umbria, che ha centinaia di abitazioni in disuso, non è possibile assistere al triste spettacolo di intere famiglie che vanno sul lastrico”. Che significa convincere i proprietari, certo non in maniera gratuita, ad affittare gli alloggi.

Dall’assessore all’edilizia pubblica l’appello a “credere nella possibilità chiamata Fiom” - E dal fronte regionale, rappresentato oggi dall’assessore regionale all’edilizia residenziale pubblica, Stefano Vinti, arriva l’appello per sostenere la mobilitazione Fiom e “arginare -ha dichiarato- questa rincorsa che vuole andare dritta verso la distruzione dei diritti fondamentali. Ai tagli del governo, al pericolo sfratti e al ripristino del diritto alla casa come valore fondamentale della vita di ogni individuo -ha aggiunto l’assessore- , si può rispondere con lo sciopero della Fiom e la costruzione di punti di resistenza e avanzamento di cittadini, lavoratori e studenti per bloccare il disegno del governo nazionale”.

Un altro bivio dopo Mirafiori - Un nuovo spartiacque, dunque, che dopo Mirafiori si pone ancora una volta come scelta strategica per il futuro dei lavoratori e per i diritti dei cittadini.

Il monito del segretario nazionale De Cesaris - “A noi non basta sapere che il governo farà un emendemento al decreto ‘milleproroghe’ per rispondere al problema degli sfratti -ha chiarito segretario nazionale-, perché la mancata proroga nella finanziaria è la netta dimostrazione di una volontà pronta a colpire alcuni principi fondamentali e creare dei precedenti. E’ un modo -sempre De Cesaris- per trasformare il cittadino in cliente, sempre costretto a chiedere ‘il permesso’ di far valere la propria dignità. Per questo -conclude- il 28 gennaio saremo con la Fiom per dire “no” allo scardinamento dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione".

 

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